"L’assassino dell’anziana non è il badante"

Brescia, la difesa dell’imputato Salvatore Spina smonta pezzo a pezzo le accuse della Procura: sul foulard non c’è il suo Dna

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di Beatrice Raspa

"Sull’arma del delitto, un foulard che l’omicida avrebbe stretto al collo di Diva Borin per strangolarla, c’è un Dna maschile ignoto, che non appartiene a quello dell’imputato. E quello stesso profilo genetico misterioso compare sul telecomando del televisore". Poi ci sono orari che "non corrispondono" e il movente che "non regge". La difesa di Salvatore Spina, il 38enne di Travagliato a processo in abbreviato con l’accusa di avere ucciso la 86enne che accudiva, è passata al contrattacco. Dopo la richiesta di condanna a 14 anni e 4 mesi formulata la scorsa udienza dal pm Antonio Bassolino, ieri è stato il turno dell’arringa dell’avvocato, Giacomo Nodari, che ha chiesto la piena assoluzione del badante. Dipendente della macelleria del vicino Family Market, Spina per mesi aveva aiutato Borin con le faccende domestiche, e aveva anche le chiavi della casa della nonnina, al quartiere Abba. Il 2 marzo 2019 diede l’allarme perché disse di averla trovata morta sul divano del soggiorno. Un allarme diramato solo per allontanare i sospetti, è la tesi accusatoria, quando in realtà a uccidere la signora era stato lui stesso, tra le 19.30 e le 20.30 della sera precedente. Le mise le mani al collo e la finì con un foulard. Quindi spostò il corpo e fece sparire il telefonino per deviare i sospetti, sostiene la Procura.

Movente: ragioni economiche. Vedova, nessun parente tranne il nipote Christian, figlio dell’unico figlio morto in un incidente stradale 26 anni prima, Borin aveva incluso Spina nell’asse testamentario, ma nell’ultimo periodo aveva cambiato idea a favore di una nuova domestica. L’omicidio maturò in questo contesto, dice chi indaga. Ma la difesa ha rintuzzato le accuse: "Spina non aveva bisogno di denaro perché economicamente stava bene, e non è affatto vero che la vittima volesse sostituirlo con un’altra badante. Un fatto agli atti, dichiarato dalla stessa domestica che avrebbe in teoria dovuto prendere il suo posto – spiega Nodari -. Non solo. Grazie a una consulenza genetica abbiamo trovato sul foulard tracce di Dna dell’anziana misto a un profilo maschile ignoto, che non appartiene a Spina. E la medesima traccia mista c’è sul tasto di spegnimento del telecomando della Tv. E ancora: non sta in piedi l’ipotesi di una lenta agonia sostenuta dall’accusa per fare tornare gli orari. Il pm colloca la morte non prima delle 22. Il mio assistito, però, è provato che quella sera lasciò la casa alle 20.2520.30, ed è notorio che il decesso per asfissia subentri al massimo in 6 minuti. Da ultimo le chiavi dell’appartamento: non le aveva solo Spina". Il gup, Andrea Gaboardi, ha rinviato il processo al 17 gennaio per repliche e sentenza.