Pestata e gettata in un canale a Prevalle. I manifesti del padre: basta omertà

L’appello a due anni dall’omicidio di Jessica Mantovani: "Il muro di silenzio protegge gli assassini"

Jessica Mantovani

Jessica Mantovani

Prevalle (Brescia), 9 giugno 2021 -  Il 13 giugno di due anni fa Jessica Mantovani fu trovata morta nel canale della centrale idroelettrica Dwk di Prevalle. Sembrava un annegamento. Invece l’autopsia evidenziò che la 37enne di Villanuova sul Clisi, problemi di tossicodipendenza, aveva naso e due costole rotte. Morì per un pestaggio. La Procura ha indagato per omicidio due conoscenti della vittima – sempre rimasti a piede libero – e per occultamento di cadavere altre otto persone. Ma riscontri e testimonianze scarseggiano, e la famiglia non regge più il peso dell’assenza di risposte e verità. Così ha deciso diramare una richiesta di aiuto tappezzando il paese di volantini: "Chi sa parli, ci dia una mano, basta silenzi", dice spinto dalla forza della disperazione Giovanni Mantovani, il padre di Jessica.

Un pezzo del volantino
Un pezzo del volantino

"Sono passati due anni e nessuno parla – si legge sul foglio che sarà diffuso oggi, corredato dal numero da chiamare, il 3474484203 –. Tanti però sanno che cosa è successo quella notte tra il 12 e il 13 giugno 2019. Noi genitori facciamo appello a chi ha visto qualcosa di sospetto (movimenti notturni, rumori, grida...) e a chi ha saputo qualcosa in seguito al ritrovamento del corpo di nostra figlia. Gli abitanti di Prevalle nella maggior parte sono onesti e devono aiutarci a far sì che la verità e la giustizia vengano a galla, e si rompa finalmente quel muro di omertà che protegge solo gli assassini".

Giovanni Mantovani vide l’ultima volta la figlia dopo averla accompagnata il pomeriggio del 12 giugno a casa del cinquantenne Giancarlo Bresciani, indagato con il vicino 24enne Marco Zocca (il gruppo era accomunato dal consumo di droga). Da allora non seppe più nulla di lei. In serata iavrebbe dovuto tornare a riprenderla. Bresciani però riferì al padre di Jessica che se n’era già andata per conto proprio. Nell’abitazione del cinquantenne è stato trovato sangue della vittima. E sul materasso, in camera, il Dna della donna mescolato a un profilo genetico riconducibile a Zocca. I due però si sono sempre detti estranei ai fatti. Zocca addirittura ha negato di conoscere Jessica, sebbene agli atti vi siano chiamate a raffica a casa Mantovani e chat tra gli indiziati cancellate.

Il pm Gianluca Grippo nei mesi scorsi aveva aperto un secondo filone investigativo a carico di alcuni sospettati di aver dato una mano a trasferire il corpo. Il Ris di Parma però ha smontato le presunte tracce ematiche repertate su tre auto degli indagati e su una coperta di casa Zocca. Il Luminol aveva evidenziato luminescenze, ma non si tratta di sangue. A breve scadranno i termini della indagini e la Procura ora dovrà decidere se chiedere l’archiviazione – cosa quasi certa per il secondo filone d’indagine – o definire il procedimento. E in tal caso prepararsi a chiedere il processo.