
Carlo Mosca
Brescia, 30 gennaio 2021 -É arrivato qualche minuto prima delle dieci, l’orario previsto per l’interrogatorio di garanzia, passo sicuro e testa alta. "Sono innocente, mi sento sereno" ha dichiarato ieri Carlo Mosca, il primario reggente dell’ospedale di Montichiari, prima di entrare di corsa in aula dal gip Angela Corvi, che lunedì scorso ha firmato per lui i domiciliari stretti per duplice omicidio aggravato e falsificazione delle cartelle cliniche. Il giudice ha accolto la tesi dei pm, Federica Ceschi e Corinna Carrara, secondo cui il quarantasettenne cremonese il 20 e il 22 marzo, per alleggerire i reparti travolti dalla prima ondata pandemica, avrebbe soppresso due pazienti Covid – Natale Bassi, 61enne di Ghedi e Angelo Paletti, 79enne di Isorella – iniettando loro Propofol e succinilcolina. Farmaci letali se non seguiti da intubazione immediata, nei casi specifici non prevista, in grado di provocare repentino soffocamento.
Nei documenti clinici delle vittime non c’è traccia di tali sostanze, ma la riesumazione dei corpi ha rivelato la presenza di Propofol. Per la succinilcolina non vi sono invece chiare evidenze tossicologiche, tuttavia per l’accusa una concomitanza di fattori prova la somministrazione da parte del primario. Mosca però, che non ha idea di come il medicinale sia finito nei resti dei poveri pazienti, e che a suo dire non figurava nelle cartelle proprio perché lui quel trattamento non l’ha mai eseguito, ha negato su tutta la linea: "Il dottore non ha iniettato quei medicinali", hanno riferito senza entrare nei dettagli gli avvocati Michele Bontempi ed Elena Frigo, proteggendo il medico all’uscita del Tribunale dall’assalto dei cronisti.
La versione del primario , per il quale è stata chiesta la revoca dei domiciliari – il giudice ha cinque giorni per decidere - qualche dubbio deve averlo sortito. Alla luce dell’interrogatorio infatti la Procura ha disposto nuovi accertamenti. "Verificheremo tutto quanto ha riferito l’indagato", ha dichiarato il procuratore Francesco Prete, aprendo alla possibilità di ascoltare nuovamente medici, infermieri e ausiliari del presidio sanitario della Asst del Civile di Brescia. A dare avvio all’inchiesta era stato il personale, in particolare un infermiere , che aveva riferito di litigi con il dirigente per essersi rifiutato di fare iniezioni fuori protocollo. Agli atti c’è un concitato scambio Whatsapp tra gli addetti, in subbuglio per le presunte pratiche disinvolte del primario: "Ma anche a te Mosca ha chiesto di fare della succinilcolina e Propofol a pazienti che stanno morendo?" ha scritto uno di loro in un messaggio del 23 marzo, l’indomani della repentina morte di Paletti, inviando una foto di confezioni vuote dei medicinali incriminati scoperte nel cestino dei rifiuti. E ancora: "Io non ci sto a uccidere solo perché vuole liberare posti letto". Risposta di una collega: "Sono d’accordo, questo è pazzo". Accertamenti presso la farmacia ospedaliera hanno attestato un’impennata di richieste tra il novembre 2019 e l’aprile 2020 (+ 100% per succinilcolina, +70% Propofol) rispetto all’anno precedente. Eppure le intubazioni eseguite a Montichiari in quel periodo sono state solo cinque. Un giallo.