Il superbonus è un miraggio per i clienti A2A

Niente sconti ristrutturazione per i ventunomila edifici serviti dal teleriscaldamento

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"Il Comune di Brescia abbia la forza di imporre la revisione del fattore di conversione, altrimenti riapra la discussione sul teleriscaldamento". Lo chiede Marino Ruzzenenti, a nome del tavolo Basta Veleni, a fronte del “pasticcio“ che sta impedendo a migliaia di bresciani di accedere al superbonus del 110% per le case, anche vecchie, collegate al teleriscaldamento. Per ottenere il finanziamento è necessario fornire la certificazione energetica, che a Brescia risulta molto elevata per i 21mila edifici teleriscaldati bruciando rifiuti (ed anche recuperando calore dalle acciaierie), perché il fattore di conversione dell’energia primaria di A2A è di 0,12: per fare un raffronto, il metano ha un fattore di 1,05, il fotovoltaico di 0. "Ciò significa che edifici poco efficienti – spiega Pietro Zanotti, di Basta Veleni - prive di coibentazione, magari con bollette di mille euro l’anno, non possono accedere al superbonus del 110% perché, finiscono in classe A++". Il problema era già emerso negli studi di Basta Veleni del 2017 e 2018, quando ancora il fattore di conversione era ancora di 0,31 e l’ecobonus era al 65%. Ora, nonostante anche gli appelli dei sindacati degli inquilini delle scorse settimane, il problema non sembra essere risolto: l’unica possibilità sarebbe un cambio di normativa, almeno per l’accesso al 110%. Gli attivisti calcolano perdite di 60-80mila euro di mancate opere sulle abitazioni incentivate a costo zero, e 1.000 euro di risparmi in bolletta.

Fe.Pa.