MICHELE MEZZANZANICA
Cronaca

Mattia Vezzola, il signore del rosé. RosaMara e l’evoluzione armoniosa di un vino d’autore

Il titolare dalla cantina Costaripa di Moniga del Garda è il primo enologo italiano invitato alle Matinée Technique, prestigioso convegno di settore in Provenza. “Il rosé è una celebrazione della spontaneità e della gentilezza"

Mattia Vezzola

Mattia Vezzola

Voleva fare il veterinario, invece è diventato uno degli enologi più apprezzati d’Italia. Spumantista di razza, forte di numerosi viaggi nella Champagne fin dai primi anni Settanta, e virtuoso del rosé, da buon figlio di quel lago di Garda che è una delle (poche) culle italiane di questa tipologia di vino, oggi in controtendente ascesa dopo decenni di bistrattamenti.

Mattia Vezzola è un nome di peso nel panorama enologico nazionale e anche internazionale, come certificato dalla recente partecipazione al convegno ‘Matinée Technique 2025’, evento organizzato dal Groupe ICV Provence, l’istituzione più autorevole della ricerca enologica francese dei rosé. Il titolare della cantina Costaripa di Moniga del Garda, nel cuore della Doc Valtènesi, è stato il primo enologo italiano invitato a prendere parola nel prestigioso contesto dei maestri provenzali.

Il signore del Rosé. L’evoluzione armoniosa di un vino d’autore
Vigneti e cantina Costaripa a Moniga del Garda

Vezzola, una delle voci più importanti nel panorama dei ‘rosé da viticoltura dedicata’, ha illustrato in particolare il lavoro svolto con il RosaMara, il gioiello rosa di Costaripa, blend di Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera, vinificati “a lacrima” e poi per metà del mosto affinati insieme in botte piccola di rovere, per sei mesi. L’utilizzo di un vitigno autoctono come il Groppello Gentile e il passaggio in legno sono i tratti distintivi del RosaMara, un vino che può stare in bottiglia fino a 4 anni, emblema del progetto-sfida dei rosè da invecchiamento.

RosaMara, Costaripa - Valtènesi Doc
Una bottiglia di RosaMara

"Il rosé è una filosofia di vita, un antidoto contro il formalismo, una celebrazione della spontaneità e della gentilezza", declama Vezzola in quello che suona a tutti gli effetti come un manifesto cultural-enologico. Un’altra massima, più tecnica, deriva invece dalla convinzione condivisa con l’amico enologo francese Patrick Léon: "Per produrre grandi rosé serve perseguire la stessa filosofia che si applica ai vini dello Champagne, la stessa identica viticoltura e la stessa identica enologia". La Francia punto di riferimento imprescindibile per ambire all’eccellenza, insomma, senza tuttavia rinunciare a una propria via espressiva e stilistica.

"I vini rosé di Costaripa e quelli provenzali – spiega Vezzola – si collocano su un piano comune per quanto riguarda il livello di qualità e valore, ma la loro essenza si distingue per dettagli sottili. La differenza risiede principalmente nell’aromaticità, nella sapidità e, soprattutto, nella succosità. Un termine che è un concetto specifico, riservato esclusivamente a quei vini che, grazie alla freschezza genuina della vigna e all’assenza di zuccheri residuali, conservano una vitalità naturale".

Mc Person Project

Come quella che troviamo in un calice di RosaMara: "Il risultato di questa purezza è un vino armonioso, in cui ogni singola componente si fonde senza necessità di artifizi. I rosé della Valtènesi incarnano questa filosofia, mostrando come la natura, quando vive in simbiosi con l’uomo, riesca a produrre armonia senza alcun intervento artificioso. Un vino che non è frutto di manipolazioni, ma di una filosofia che lascia parlare la terra e il tempo".