
Le indagini sono state compiute dalla Digos che è riuscita a fermare il giovane poco prima di un attentato nella basilica di Bergamo
Rimarrà in carcere il 22enne egiziano arrestato lo scorso 4 ottobre a Bergamo per terrorismo e apologia. Il Riesame ha rigettato il ricorso del giovane, un ingegnere informatico che lavorava come pizzaiolo da Prontopizza, in centro città, proprio di fronte alla chiesa in cui secondo l’accusa avrebbe compiuto a breve un attentato: la basilica patronale di Sant’Alessandro in Colonna. Per i giudici, che hanno confermato la misura cautelare, sussistono sia la gravità indiziaria, sia le esigenze cautelari. Non solo: l’inchiesta, condotta dalla Digos di Brescia e Bergamo e coordinata dalla pm Claudia Passalacqua, si è allargata e ha già fatto registrare sviluppi. Ci sono altri indagati, a carico dei quali la procura ipotizza il reato di associazione terroristica. Arrivato in Italia nel dicembre 2022 con il decreto flussi, il ragazzo arrestato dal giugno 2024 aveva un permesso di soggiorno legato al lavoro, in scadenza. Per chi indaga quel giovane insospettabile, con un curriculum di tutto rispetto - è appunto un ingegnere, e in pizzeria era ritenuto affidabile e capace - si era radicalizzato in Rete e tale percorso era culminato in una raffica di post e messaggi pubblicati sui social tra il 26 e il 29 settembre, tali da farli temere un imminente attacco. Per l’accusa faceva parte dell’associazione Islamic State Khorasan Province (Iskp) del gruppo Telegram pro Isis "Dawlatul Islam", legato al network mediatico Al Azai. Programmava attentati, faceva girare immagini e video violenti inneggianti alla Jihad palestinese, al martirio, a sgozzamenti e a decapitazioni. Su Facebook, Instagram, TikTok, Whatsapp postava idee estreme, connotate da uno spiccato antisemitismo, e foto in cui si esibiva mentre imbracciava fucili. In una lunga conversazione intercettata del 29 settembre, che segue lo scambio online di una foto della chiesa di Bergamo, dice a un connazionale che aspetta con ansia il "momento" di agire. Quella chiesa è un centinaio dal posto in cui lavora.
"Giuro, la vita è noiosa. In questi giorni ero al lavoro, la finestra a piano terra era aperta e di fronte c’è la chiesa con fuori persone vestite di nero. E io ho pensato: e se questo coltello che ho in mano entrasse nel corpo di un umano? (risate) Che faccio? Esco e non esco?". Durante l’interrogatorio dal gip il 22enne aveva minimizzato, specificando che non avrebbe mai compiuto azioni violente. I giudici però per ora hanno confermato la misura.