FEDERICA PACELLA
Cronaca

"Hikikomori" a 13 anni: bocciato dopo 56 minuti di esame. Ma ora è tutto da rifare

Brescia, il Consiglio di Stato sconfessa il Tar: la scuola non ha tenuto conto della particolare condizione del tredicenne

Il ragazzo ha sviluppato una fobia sociale

Brescia - "Non risulta che l’esame orale, in coerenza con quanto prescritto dal piano didattico personalizzato, si sia svolto con modalità tali da tenere nella debita considerazione la situazione particolare di bisogno dell’alunno, che attiene proprio al confronto diretto nello svolgimento dell’esame orale". Conclusione: la scuola deve fissare quanto prima una nuova data per rifare l’esame di terza media. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del Tar di Brescia, a cui si era rivolta la famiglia di un 13enne affetto da "fobia sociale legata al mondo scolastico, inteso come luogo di giudizio da parte degli insegnanti". Un "hikikomori", che secondo la famiglia, però, sarebbe stato trattato non con la particolare attenzione richiesta dalla sua condizione, ma bensì come se fosse semplicemente un ragazzo svogliato. 

In una relazione inviata a maggio, la psicologa e psicoterapeuta aveva evidenziato: "La realtà di D. è la malattia del ritiro sociale, che dovrà avere come punto di arrivo la scolarizzazione e come punto di partenza la consapevolezza di una malattia grave che ha preso piede nella sua vita". Il ragazzo non era comunque stato ammesso agli esami di licenza media, anche sulla scorta delle sue molteplici assenze. Ma grazie al ricorso al Tar la famiglia, assistita dall’avvocato Giovanni Rao, aveva ottenuto a luglio l’ammissione all’esame, che si è svolto il 25 agosto, con esito negativo. E la bocciatura aveva gettato D. in uno stato di ulteriore chiusura.

"La modalità classica di un esame – spiega l’avvocato Rao – si sviluppa sulla tesina, che è frutto di lavoro di equipe tra lo studente e la scuola, cosa che in questo caso non è avvenuta. In genere non si va oltre il quarto d’ora. Nel caso di D., si è trattato di un esame di 56 minuti". Il Tar di Brescia, con sentenza del 22 settembre, aveva comunque ritenuto che la scuola avesse agito coerentemente col Piano didattico personalizzato. Di tutt’altro avviso il Consiglio di Stato, che ha stabilito che l’esame sia da rifare "mediante adozione di misure specifiche, che tengano conto del particolare bisogno educativo speciale" del ragazzo. Un riconoscimento delle ragioni della famiglia, anche se ora non sarà semplice per l’alunno affrontare la stessa commissione. "Questa non è solo una battaglia per D. – prosegue Giovanni Rao – ma per tutti coloro che sono nella sua stessa situazione". Si stima che in Italia ci siano 100mila “hikikomori”, di cui il 15% soltanto in Lombardia. Numeri che interrogano la società, le famiglie, le scuole su come rapportarsi a loro. "Spiace questo incaponirsi dell’istituto davanti ad un ragazzo che ha fermato la propria vita il 25 agosto, quando è stato bocciato – conclude il legale – aspettiamo ora che la scuola fissi celermente la nuova data dell’esame".