Respinto agli esami, un tredicenne con disturbi psichici diventa "eremita sociale"

I genitori, supportati da una relazione della psicologa, chiedevano l'ammissione del ragazzo per non aggravare la sua situazione

Giovane hikikomori, foto di repertorio (Istock)

Giovane hikikomori, foto di repertorio (Istock)

Brescia - Una bocciatura che, per un ragazzino con fobia sociale, rischia di trasformarsi in un punto di non ritorno. "Se un ragazzo è un lavativo posso capirlo. Ma qui parliamo di un giovane con problemi ben noti alla scuola, che ha fatto un buon percorso per più di due anni, che forse si doveva giudicare con un po’ più di umanità". A parlare è il papà di D., 13enne bresciano che da circa 3 anni ha avviato un percorso di psicoterapia (ultimamente anche psichiatrico) in quanto fobia sociale, disturbi ossessivo compulsivi e paranoici lo hanno portato a una condizione di eremitaggio sociale, che non gli consente di relazionarsi serenamente con gli adulti, soprattutto in ambito scolastico. La situazione è precipitata con il lockdown. Nell’ultimo quadrimestre, D. si rifiutava di collegarsi in Dad, cosa che ha influito sull’andamento scolastico.

Tuttavia, in una relazione inviata a maggio alla scuola, la psicologa e psicoterapeuta che lo segue ha evidenziato i problemi di D., spiegando che una non ammissione agli esami avrebbe significato per il ragazzo (già proiettato alle superiori, come se così potesse superare i problemi del presente) una "porta in faccia dal mondo scuola". Sulla scorta di casi simili, emersi a livello nazionale, la psicologa aveva spiegato: "La realtà di D. è la malattia del ritiro sociale che dovrà avere come punto di arrivo la scolarizzazione e come punto di partenza la consapevolezza di una malattia grave che ha preso piede nella sua vita ed in quella dei suoi genitori". 

A nulla è servito: D. è stato ammesso agli esami solo il 25 agosto scorso, grazie al ricorso che la famiglia (seguita dall’avvocato Giovanni Rao) ha fatto al Tar. "La prova doveva essere di 20 minuti, sulla tesina – spiega il papà – invece è durato oltre 50 minuti, su altri argomenti". Pochi giorni fa è stato comunicato l’esito: esame non passato, D. deve ripetere l’anno. Una notizia che ha sconvolto nuovamente il ragazzo, che aveva riacquistato un po’ di serenità. La famiglia parla di una situazione disperata, con D. chiuso in camera, senza parlare. Il 22 settembre ci sarà l’udienza dopo il nuovo ricorso al Tar; quest’ultimo, però, ha rigettato la richiesta di sospensiva che avrebbe quanto meno consentito a D. di iscriversi con riserva alle superiori. "Non c’è stata umanità – sottolinea il papà – è questo che non possiamo accettare".