FEDERICA PACELLA
Cronaca

Hamid e gli altri operai senza casa: "Lavoriamo e paghiamo le tasse. Affitti cari, dormiamo per strada"

Brescia, le storie di chi vive nei parcheggi o sotto i ponti e la mattina presto va nelle fabbriche. La denuncia dell’Associazione Diritti per Tutti: "Condizioni inaccettabili. Col caldo ancora peggio"

operai edili

operai edili

La sveglia suona all’alba per Hamid Guirane, 31 anni. Alle 6 deve essere a Desenzano, dove lavora. Finito il turno, inizia il pellegrinaggio tra agenzie immobiliari per cercare un appartamento. Per lui, infatti, da mesi non c’è alternativa alla strada, nonostante abbia uno stipendio che potrebbe sostenere un affitto. «Dormo al parcheggio di Brescia Centro, uscita 8 – racconta – così al mattino quando vengono a prendermi per andare al lavoro sono già lì. Continuo a contattare agenzie, mi dicono che mi faranno sapere, ma non c’è mai una risposta". Per qualche tempo, grazie all’assessorato ai Servizi sociali del Comune di Brescia, ha ‘sostato’ in dormitorio. "Ma è difficile riposare e gli orari di accesso non vanno bene col lavoro. Alla fine ho preferito andare in strada. Quando piove c’è il ponte", spiega. Dal caldo, ci si ripara un po’ meno, invece. I dormitori, del resto, hanno tutt’altra funzione e regole e orari sono nati per un altro tipo di ospiti. Eppure sono sempre di più i lavoratori, operai metalmeccanici, edili, che pur avendo un lavoro stabile si ritrovano ad ‘alloggiare’ lì. È il caso di Mohammed Nimi, da 20 anni operaio in una grande fabbrica cittadina.

Dopo uno sfratto, lo scorso anno, non ha più trovato una sistemazione. Nessuno affitta nel privato, mentre per le case Aler il suo reddito è troppo alto. "Ora sono in dormitorio – racconta – non riesco a immaginare che mi trovo lì. È normale che operai che pagano le tasse non abbiamo una casa in cui stare?". La stessa sorte la condividono Youssef Hatif, 50 anni, operai metalmeccanico a Pontevico, che da un anno girovaga tra amici che lo ospitano e sistemazioni di fortuna, ma anche Giuseppe (bresciano), che ha addirittura perso un lavoro perché i turni erano incompatibili con quelli di rientro in dormitorio. Sono storie che Umberto Gobbi, dell’Associazione Diritti per tutti, definisce paradigmatiche di un’emergenza abitativa sempre più grave. "Sono persone che lavorano come operai metalmeccanici o muratori – spiega – ma vivono in condizioni inadeguate, che non vanno bene per sostenere poi i turni di lavoro e che li espongono al rischio caldo".

Di fatto, il mercato privato preferisce gli affitti per scopi turistici (a Brescia ci sono 500 appartamenti per questo tipo di locazione e solo 80 per l’affitto normale); per un affitto, vengono richiesti almeno due contratti a tempo indeterminato e comunque la nazionalità non italiana o la presenza di minori fanno propendere i proprietari a non affittare nonostante la possibilità di pagare. "La stessa Agenzia per la Casa del Comune ha avuto disponibilità solo di 4 o 5 appartamenti per 200 persone con garanzie di solvibilità fra 150 agenzie immobiliari contattate – ricorda Gobbi –. Brescia non può essere accogliente solo per i turisti. Non vogliamo il ritorno alla città fabbrica, ma non possiamo neanche accettare una città che offre lavoro ma costringe i lavoratori a dormire per strada, dove non si può avere un livello di vita dignitoso e di riposo".