Gussago, 8 milioni di euro nascosti sotto terra: coppia ammette l'evasione fiscale

Giuliano Rossini e Silvia Fornari si sono consegnati in carcere, lui a Cremona, lei a Verziano. Saranno interrogati dal gip

Giuliano Rossini e Silvia Fornari

Giuliano Rossini e Silvia Fornari

Gussago (Brescia), 14 settembre 2022 - Un business di famiglia di proporzioni astronomiche. E in parte tangibili, visto che una montagna mai vista di bigliettoni è stata scoperta sotto terra. Carabinieri e Guardia di finanza hanno messo le mani su un vero e proprio caveau diffuso. Terminati gli scavi di ruspe, con al seguito cani addestrati e scanner speciali, il bilancio è di 8 milioni di banconote sigillate in buste sottovuoto nascoste accuratamente nelle viscere delle campagne tra Gussago e l’Ovest. Nuovi sviluppi dell’indagine che nei giorni scorsi ha fatto finire in manette 27 persone (22 tra carcere e domiciliari, 5 invece gli obblighi di firma) per un giro di fatture false di oltre mezzo miliardo di euro e un’evasione fiscale di novanta. 

8 milioni in contanti sotto terra

Sotto terra sono stati recuperati otto milioni in contanti. Un tesoro riposto in buste sigillate spinte in fusti infilati a loro volta in pozzetti. Una parte dei fondi neri riconducibili al gruppo, ipotizzano procura e militari, le cui fila erano tirate da una coppia i Gussago. Per non rischiare di lasciarsi scappare anche solo un centesimo, le Fiamme Gialle del Gico di Brescia stanno utilizzando anche uno scanner particolare arrivato direttamente dai colleghi dello Scico: può scovare contanti occultati tra muri portanti e pareti in cemento.

La ruspa che ha diseppellito i soldi (Foto Facebook)
La ruspa che ha diseppellito i soldi (Foto Facebook)

Marito e moglie a capo del business

Giuliano Rossini, 46 anni, e la moglie Silvia Fornari, di 6 anni più giovane, sono stati destinatari di una misura cautelare in carcere. Rossini si è costituito in carcere a Cremona, mentre Fornari si è costituita nel carcere di Verziano domenica sera. La coppia è ritenuta al vertice dell'associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale e all'emissione di fatture per operazioni inesistentiL’operazione ha coinvolto 77 persone, tra imprenditori, prestanome e faccendieri di Brescia inglobati in una “struttura stabile“, si legge negli atti, nella quale c’erano ruoli precisi e una provvigione garantita del dieci per cento. Tutti per inquirenti e investigatori si rapportavano a marito e moglie. Ma pare fossero protagonisti anche Emanuele Rossini - figlio dei coniugi - e la zia materna Marta Fornari, entrambe ai domiciliari.

Coppia ammette maxi evasione

"Hanno ammesso le contestazioni della Procura, ma vista la complessità dell'indagine si sono riservati di parlare con il pubblico ministero non appena avrà intenzione di ascoltarli". Lo ha detto l'avvocato Lorenzo Cinquepalmi, legale dei coniugi di Gussago ritenuti al vertice del gruppo. Giuliano Rossini, detenuto in carcere a Cremona, è stato sentito dal gip in video conferenza così come l'interrogatorio di convalida dell'arresto della moglie Silvia Fornari, da domenica sera in carcere a Verziano è avvenuto in remoto.Il figlio 22enne della coppia e la zia materna - ai domiciliari da una settimana - si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.  La Guardia di Finanza sta nel frattempo continuando le indagini per capire a chi effettivamente è riconducibile la montagna di  denaro trovata sotto terra e nascosta in panetti di denaro contenuti in secchi tombati in botole sotto terra.

Il metodo

Il pm Claudia Passalacqua e il gip Matteo Grimaldi li ritengono i dominus di un’associazione organizzatissima, gravitante attorno a un ufficio ricavato in un cascinale di Gussago: all’interno un router Web con cui venivano effettuati i bonifici dalle società cartiere all’estero. Il business consisteva nella movimentazione di fiumi di denaro con triangolazioni costruite sulla base di società di comodo, coperture per acquistare in nero materiale ferroso e non solo. I soldi delle fatture per operazioni inesistenti si ritiene venissero bonificati a pioggia nel mondo - Hong Kong, Romania, Croazia, Polonia, Slovacchia, Ungheria - e poi tornassero a Brescia per mano di spalloni incaricati del trasporto contanti. Una parte, è la tesi dell’accusa, è stata interrata.