Gussago, 15 milioni di euro sotterrati in giardino: coniugi Rossini condannati a 4 anni

Giuliano Rossini e Silvia Fornari architettarono una frode da oltre mezzo miliardo di euro. Condannati anche il figlio e la cognata

Giuliano Rossini e Silvia Fornari e il denaro seppellito in giardino

Giuliano Rossini e Silvia Fornari e il denaro seppellito in giardino

Sono stati condannati in primo grado a quattro anni di carcere Giuliano Rossini e Silvia Fornari, la coppia di Gussago, in provincia di Brescia, che aveva sotterrato nel giardino di casa e in altri luoghi 15 milioni di euro accumulati grazie ad un’enorme frode fiscale da circa mezzo miliardo di euro. Insieme a loro sono stati condannati, a tre anni dieci mesi, anche il figlio e la cognata.

Il caso risale a settembre del 2022, quando carabinieri e guardia di finanza avevano scoperto il business familiare di dimensioni gigantesche che Rossini e Fornari, di 46 e 40 anni, avevano costruito per anni. Oltre alle fatture false per oltre mezzo miliardo di euro e moltissimi fondi neri, la coppia aveva evaso circa 93 milioni di tasse.

Col tempo, gli inquirenti hanno recuperato anche grazie alla collaborazione degli imputati, 15 milioni di euro, in parte sotterrati nel giardino della colo abitazione e in parte nascosti tra cantina e sottotetto di un’altra casa.

Come funzionava la frode

In manette nel complesso finirono 27 persone (22 tra carcere e domiciliari, 5 invece gli obblighi di firma). Il quartier generale dell’organizzazione criminale era una sorta di ufficio ricavato da un cascinale a Gussago di pertinenza della coppia. All’interno era stato installato un router Web con cui venivano effettuati i bonifici dalle società cartiere all’estero.

Il business del resto consisteva proprio nella movimentazione di fiumi di denaro con triangolazioni costruite sulla base di società di comodo, coperture per acquistare in nero materiale ferroso e non solo. 

I soldi delle fatture per operazioni ritenute inesistenti venivano bonificati a pioggia nel mondo – Hong Kong, Romania, Croazia, Polonia, Slovacchia, Ungheria – e poi tornavano a Brescia per mano di spalloni incaricati del trasporto contanti (che poi venivano interrati, spesi o nascosti).