Gli specializzati sono ancora pochi: "Il lavoro deve essere più attrattivo"

Stipendio base di 1.400 euro e tanti problemi: un laureato sceglie altre strade

Gli specializzati sono ancora pochi: "Il lavoro deve essere più attrattivo"
Gli specializzati sono ancora pochi: "Il lavoro deve essere più attrattivo"

Nomine più rapide, tanto che diversi presidi confermano che quest’anno non sembra esserci l’emergenza sostegno in termini, per lo meno, di numeri. Spesso, però, si deve ricorrere a personale non specializzato.

"Ora sono in corso le chiamate per coprire i posti soprattutto di chi ha rinunciato – commenta Adriano Cattelan, coordinatore Gilda Brescia –. La provincia di Brescia è un caso particolare, perché siamo un territorio di passaggio: c’è chi accetta l’incarico ma appena possibile va via, soprattutto se ha una specializzazione. Ci sono anche casi in cui servirebbero due insegnanti per un ragazzo, per cui anche i numeri andrebbero rivisti considerando le diverse esigenze. D’altra parte, molti concordano nel dire che il crescente numero di studenti con disabilità è legato anche all’eccessiva medicalizzazione della scuola".

A monte c’è il problema dello scarso numero di docenti di sostegno formati, rispetto alle esigenze in costante aumento.

Se da una parte tra nomine e messe a disposizione alla fine si riescono a trovare le persone per coprire i posti, dall’altra molti docenti non sono specializzati. "Le famiglie chiedono continuità e professionalità, ma molti stanno lavorando sul sostegno senza la specializzazione, che non significa che non siano bravi. Lo stesso vale per le materie Stem, per cui alla fine si chiamano lavoratori che non hanno titoli specifici. Per cambiare realmente le cose, bisognerebbe rendere più attrattivo il lavoro dell’insegnante in generale. Oggi un laureato inizia con 1.400 euro al mese e tanti problemi, nei rapporti con le famiglie, con gli studenti, con i dirigenti scolastici".

Particolare è poi il caso delle lavoratrici degli appalti scolastici, che svolgono attività di assistenza affiancando i docenti di sostegno. "Molti sostegni non sono partiti – spiega Francesca, assistente educativa bresciana – siamo chiamati a fare quello che spetta all’insegnante di sostegno. Siamo noi quelli che tamponiamo queste situazioni, nonostante la gran parte delle operatrici sia in condizioni di lavoro precario".

Federica Pacella