Giallo di Marcheno, la vedova di Bozzoli: "E ora dicano cosa è successo quella sera"

Irene Zubani: "La speranza è che il dibattimento porti alla verità"

Irene, moglie di Mario Bozzoli

Irene, moglie di Mario Bozzoli

Marcheno (Brescia), 11 dicembre 2020 - Se c’è chi sa qualcos a parli al processo, dove avrà l’occasione per farlo. Irene Zubani affida la sua speranza al dibattimento. Ha trascorso una lunga giornata. Una delle tante lunghe giornate che si sono succedute, inanellate, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, a partire da quella sera di ottobre di cinque anni fa, secondo lo scorrere lento e insieme vorticoso del tempo. Una vita.

«Il 14 gennaio ci sarà il processo. La speranza è che il dibattimento porti alla verità. Ciò che ho più a cuore è sapere cosa è successo quella sera. Il mio desiderio è proprio quello, che aldilà delle dichiarazioni che sono state fatte, se qualcuno ha qualcosa da dire, lo dica al processo. Ho la speranza che venga fuori quello che non è stato ancora detto. Sono sicura che c’è qualcosa che non è stato detto. Sono sicura che qualcuno ha visto. Questa è la mia speranza". La speranza che il dibattimento davanti alla Corte d’Assise di Brescia possa gettare un po’ di luce sulle zone d’ombra dell’enigma di Marcheno, infrangere un muro o almeno scalfirlo. Una speranza e insieme quello che pare essere anche un appello: chi sa parli, gli viene offerta l’opportunità per farlo.

Irene è composta e dignitosa come tutti hanno imparato a vederla e conoscerla in questi anni. Mai una parola aspra, mai una parola di odio. Le sue giornate sono piene, la casa, i figli, l’impegno nel centro odontoiatrico diretto da Claudio, il figlio maggiore, intitolata al nome di Mario Bozzoli. La voce garbata che risponde al centralino molto spesso è la sua. La clinica era l’orgoglio di Mario, aveva riempito di gioia anche i giorni prima di essere avvolto nel mistero. La moglie di Mario Bozzoli non lo dice, ma lo fa capire: tutto il resto, l’angoscia di non sapere, il dolore, i pianti segreti (quanti ce ne sono stati) appartengono a lei e a lei sola.