
Davide e Andrea, morti il 16 luglio 2013 a Ono San Pietro
Brescia, 24 febbraio 2015 - Pasquale Iacovone è pienamente responsabile del duplice omicidio premeditato dei figli e dell’incendio doloso che ha polverizzato la sua abitazione e i corpi dei fratellini. Ne è convinta il gup Maria Chiara Minazzato, che il 19 dicembre scorso ha condannato all’ergastolo l’imbianchino 42enne di Ono San Pietro. Il giudice ha argomentato in 50 pagine la ragione dell’esclusione di qualsiasi attenuante.
Iacovone quel 16 luglio 2013 era animato da un piano preciso: «Uccidere i figli in odio alla madre togliendo alla stessa financo i corpi su cui piangere – scrive il gup – forse cercando anche di occultare le proprie responsabilità». Secondo Minazzato l’uomo nutriva «una forma di risentimento ossessivo nei confronti della ex e il desiderio di farla soffrire nel modo per lei più atroce». Iacovone mal tollerava la separazione e non sopportava che la ex, Erica Patti, avesse un nuovo compagno.
«Non ha mostrato alcuna pietà» per Davide e Andrea, uccisi a soli 12 e 9 anni mentre erano in vacanza da lui. «Fin dal primo momento ha mostrato un comportamento manipolatorio e difensivo lasciando che la sua difesa insinuasse alternative responsabilità dei famigliari», ventilando una possibile responsabilità del nuovo fidanzato della moglie, simulando un evento accidentale. La perizia psichica ha rilevato che l’imbianchino era capace di intendere e di volere, gli esami tossicologici che al momento della tragedia non aveva bevuto né assunto sostanze. Inutile che Iacovone, tratto in salvo dal vicino che lo estrasse per i piedi dalla casa in fiamme, pronunciando frasi sconnesse avesse tentato di deviare i sospetti dicendo che qualcuno gli aveva buttato addosso benzina. Porte e finestre erano chiuse dall’interno e non c’era segno di effrazione. «Non vi sono dubbi in ordine ai fatti contestati» ha scritto il gup che ha sposato la tesi del pm Eliana Dolce. Dall’autopsia emerse che i piccoli furono soffocati e il rogo fu appiccato in seguito, cospargendo la casa di liquido infiammabile. “Te la farò pagare, me la prenderò con i tuoi bambini” è uno dei tanti sms inviati a Erica Patti. Una minaccia messa in atto.