Dopo le manette, i primi interrogatori di garanzia. Francesco Tripodi, il 42enne calabrese figlio di Stefano Terzo il “santista“, presunto boss del clan ‘ndrangheta degli Alvaro originario di Sant’Eufemia di Aspromonte radicato a Brescia, ieri è comparso davanti al gip, Andrea Guerrerio, che l’ha fatto finire in cella per associazione mafiosa. Tripodi junior è ritenuto il braccio destro del padre, dote di altissimo livello della cosiddetta "Società maggiore", con cui stando alla prospettazione della DDA esercitava il potere e gestiva le attività delittuose contestate al clan. Usura, estorsioni, voto di scambio, fatture false e frodi traffici di armi e droga, non lesinando violenza e minacce.
Detenuto nel carcere di Piacenza, Tripodi junior ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il padre invece sarà sentito nei prossimi giorni, così come i politici e suor Anna Donelli, arrestata per concorso esterno nel sodalizio. Risponde di concorso esterno anche Giovanni Acri, medico urologo, ex consigliere comunale in Loggia per Fratelli d’Italia - fresco di un patteggiamento per una vicenda di corruzione con Fidanza - ai domiciliari. "Acri ha messo in modo continuativo a disposizione di esponenti apicali del sodalizio la propria attività professionale anche in occasione di ferimenti di esponenti di appartenenti al clan" ha scritto il gip, riferendosi in particolare all’aiuto prestato a un ferito in un assalto a un portavalori.
Nella rete dei Tripodi per l’accusa c’era anche Mauro Galeazzi, ex assessore in quota Lega a Castelmella che nel 2021 si candidò a sindaco (ma perse le elezioni) arrestato per voto di scambio proprio riguardo alle urne del 2021. Imprenditore edile bisognoso di soldi, Galeazzi anni fa era entrato in contatto con il "santista" per ottenere liquidità. Saldati a fatica i suoi debiti, ha proseguito la frequentazione con i Tripodi, generando una scivolosa convergenza di interessi: "Cerca di fare il sindaco che ti aiutiamo – dice nel 2021 Stefano Tripodi, intercettato, a Galeazzi –. Se tu ti porti a sindaco, a noi interessa. Tutti i calabresi della zona li facciamo votare".
E ancora più esplicitamente, cercando di convincerlo a correre per la poltrona di primo cittadino: "Che cosa c’è da mangiare lì? Fammi mangiare per fare soldi. Con gli appalti, fammi entrare negli appalti" è l’esortazione del presunto boss. Galeazzi ha già in mente una casa di riposo: "Ci sarebbe quello della RSA, sarebbe bello trovare qualcuno che gli interessa più o meno l’affare". Prima però bisogna assicurarsi un adeguato bacino elettorale. Per ampliarlo, Tripodi suggerisce a Galeazzi di avvicinarsi a Giovanni Acri, medico e politico, "uno dei nostri", con un bel seguito di pazienti. "Se tu ti strofini con lui un pochettino…mangiate la stessa politica…tu fai..ti presento io..questo ti fa..ti farà conoscere, piano piano. Puoi fare una bella politica".