
Brescia, numerosi i poveri
Brescia, 31 gennaio 2019 - La lotta alla povertà? Si gioca sulla capacità di incrementare le reti sociali. Il quadro emerso dal seminario ‘Il piano di contrasto alla povertà del Comune di Brescia’, nell’ambito del progetto di Welfare ‘Brescia città del noi’, mette in luce una nuova dimensione della povertà, ovvero la solitudine contro cui non bastano gli strumenti classici di sostegno al reddito.
Un indicatore della povertà a Brescia è dato dal numero di domande pervenute all’assessorato ai servizi sociali, guidato da Marco Fenaroli, di accesso al reddito di inclusione (Rei). Dall’1 dicembre 2017 al 30 settembre 2018, hanno fatto richiesta 2026 persone, pari ad un 2,17% delle famiglie del territorio. «Un piccolo grande assalto – spiega la responsabile del settore Silvia Bonizzoni – ma solo 875 sono state ammesse, il 43%. Il problema è capire cosa fare per chi è rimasto fuori». Sul territorio cittadino c’è una fitta rete, ormai consolidata, di sostegno a chi si trova in situazione di marginalità (1400 le persone in povertà estrema): dal Piano freddo al Progetto strada, passando per la mensa, il servizio docce, i dormitori.
Tra gli addetti ai lavori si guarda invece con un certo scetticismo al reddito di cittadinanza di come strumento di lotta alla povertà. «Dopo la crisi– sottolinea Chiara Saraceno, professoressa di sociologia – è aumentata la povertà anche tra chi è occupato, perché si è ridotta la retribuzione o perché la famiglia è monoreddito. Vanno bene le azioni per favorire l’incontro tra domanda e offerta, ma bisogna anche provvedere ai servizi per incrementare l’occupazione femminile». Concorda Franco Rampi, Comitato Indirizzo e Vigilanza Inps, secondo cui, il reddito di cittadinanza «non è uno strumento di contrasto alla povertà, ma giuslavorista».
Fondamentale, invece, è affrontare il tema della povertà relazionale, in un contesto in cui le reti sociali sono sempre più ridotte. A Brescia, per questo, sono nati, ad esempio, 16 Punti comunità, e 5 altri sono in partenza; per le famiglie con bambini da 0 a 3 anni sono stati avviati i Tempi per le famiglie, oltre che 27 Vivi-quartiere per ragazzi tra 6 e 14 anni. «E’ fondamentale lavorare insieme – sottolinea Bonizzoni – e per questo l’amministrazione ha scelto di unire in modo sistematico chi si occupa di povertà».