
Fabio Selini genitore con tre storie di adozione alle spalle commenta la decisione della Consulta di aprire alle adozioni internazionali dei single
Una sentenza che apre a un grande rischio: che sulle adozioni internazionali si scateni una guerra ideologica, di cui faranno le spese i minori. Questo il timore di chi ha una lunga esperienza come Fabio Selini, genitore con tre storie di adozione internazionale alle spalle, a fronte della sentenza della Corte Costituzionale che apre alle adozioni internazionali anche per i single.
Secondo chi, come Selini e la moglie, ha vissuto l’iter dell’adozione internazionale, non ci sarà nessuna facilitazione. "Non sarà una passeggiata per nessuno, altro che ‘adozioni più facili’. Ci sono perplessità non ideologiche, di cui qualsiasi genitore adottivo o aspirante tale, si rende conto. Un esempio basico: in Italia, per adottare bisogna aspettare tre anni di convivenza o matrimonio, giusto o ingiusto che sia è così. Chiaro che per un single questo requisito non è necessario, quindi già questo pone delle domande. Da lì in poi ce ne sono tante altre".
Il problema è che di adozioni si parla, in generale, poco e male, a partire dal presunto ‘diritto’. "Il ‘diritto alla genitorialità’ non esiste. L’unico diritto universale è quello di ogni bambino ad avere una famiglia, perché adozione è strumento esclusivamente votato al soddisfacimento di questo". Le adozioni, quindi, "non ‘svuotano gli orfanotrofi’, ma sono gocce preziose in un oceano di ingiustizia. Nessuna coppia o single ‘salva’ un bambino, ma adozione è accoglienza reciproca".
Di certo, la decisione della Corte Costituzionale stravolge concetti di lungo corso. "Le cose sono cambiate, buona cosa è prenderne atto e approfondire o perfino dissentire, anche se c’è il rischio che chiunque decida di sollevare perplessità o semplici domande sulla novità possa essere tacciato come reazionario. Di contro non dubito nemmeno che qualcuno abbia già indossato l’armatura ergendosi a paladino dei suoi ‘valori’. Colgo il rischio di assistere a disfide tra posizioni contrapposte, da cui ne uscirebbe sconfitta proprio l’adozione. Per questo credo sia giusto fare un appello: non si faccia di questa sentenza una battaglia ideologica o peggio una ‘guerra santa’. I bambini ci guardano".