
Uscite settimanali per realizzare la mappa del sottosuolo. Nel 2011 ci fu un caso analogo sull’Altopiano di Cariadeghe. .
Quando domenica sera è scivolata all’indietro, dopo il distacco di un appiglio di roccia, Ottavia Piana aveva raggiunto un luogo battezzato Le Fate, a 585 metri di profondità, zero luce e tassi d’umidità al limite della condensazione. Si stava dedicando all’ennesimo capitolo del cosiddetto “Progetto Sebino“, una missione impegnativa, che le chiedeva uscite pressoché settimanali. Obiettivo: mappare l’Abisso di Bueno Fonteno, un’area carsica nelle viscere della terra tra i monti della sponda bergamasca del lago d’Iseo e del lago d’Endine, la più grande d’Italia, quasi completamente sconosciuta, ricca di cunicoli orizzontali e verticali, diramazioni, canyon, torrenti sotterranei, saloni. La sua scoperta è relativamente recente, del 2006. Furono gli speleologi del Cai di Lovere, al quale appartiene anche Ottavia, a individuare il primo tratto di questo gigantesco sistema di grotte, un ambiente che si estende su un’area stimata di circa cento chilometri di cui per ora ne sono stati tracciati solo 36.
L’iniziativa di ricerca mira a rilevare sorgenti, forre, fenomeni carsici e in particolare Ottavia voleva analizzare il comportamento dei corsi d’acqua e della fauna ipogea. Proprio l’assenza di una mappa con le caratteristiche morfologiche del luogo complica l’azione dei soccorsi. Il 2 luglio 2023 un altro incidente l’aveva fatta sprofondare nella stessa zona, e allora ci erano volute 50 ore per tirarla fuori. Stavolta, invece, l’intervento è più complesso. Tredici anni fa - era il novembre 2011 - nel Bresciano vi fu un precedente simile a quello che ha coinvolto Anna Piana. Un altro caso complicato in cui fino all’ultimo i soccorritori erano rimasti con il fiato sospeso finché non avevano visto le rocce rigurgitare all’aria aperta la barella: allora toccò ad Anna Bonini, 37enne di Brescia alle prime perlustrazioni sotterranee, scivolare dopo essersi tolta una scarpone e rimanere bloccata nelle grotte dell’Omber del bus del zel, sull’altopiano di Cariadeghe, luogo particolarmente difficile con venti chilometri di gallerie naturali. La donna rimase sottoterra, con temperature di parecchio inferiori allo zero, da domenica pomeriggio a martedì mattina. L’intervenodi salvataggio richiese l’impegno di cento persone.
Beatrice Raspa