Emergenza sangue per l’Ucraina Scatta l’allerta per l’Avis di Brescia

L’Sos è arrivato ieri al presidente Pagliarini, visto lo scenario che si è aperto dopo l’attacco di Mosca a Kiev

di Federica Pacella

Emergenza sangue per l’Ucraina: anche l’Avis di Brescia è stata preallertata. Il messaggio è arrivato ieri mattina al presidente Gabriele Pagliarini, visto lo scenario che si è aperto dopo l’attacco di Mosca a Kiev. "La situazione è in divenire – spiega Pagliarini – ci stiamo organizzando per capire cosa serve per la raccolta e l’invio di sangue. Noi a Brescia siamo sempre un po’ in affanno, perché il 100% di quello che raccogliamo viene usato, per cui non sappiamo cosa riusciremo a dare". Servirebbe un surplus di donazioni, che non è escluso visto il grande coinvolgimento emotivo che l’attacco sferrato dalla Russia ha creato. Ieri a Brescia, è stata molto partecipata la manifestazione promossa da presidio “9 agosto” e Basta Veleni; a Chiari, si è tenuto un momento di raccoglimento davanti al monumento dei Caduti. Intanto si pensa alla possibile necessità di accogliere profughi. Il sistema gestito dal ministero dell’Interno, che sarà attivato è quello dei Cas per la prima accoglienza e del Sai per l’integrazione. L’impressione, per ora, è che non sarà un secondo Afghanistan, non fosse altro per il fatto che la comunità ucraina è radicata in Europa (solo a Brescia 8mila persone) e che molti seguano la strada dei ricongiungimenti familiari. "Per ora non mi risulta che ci siano fughe – racconta Anastasia, originaria di San Pietroburgo, il padre del Donbass - sui gruppi social leggo soprattutto richieste di consigli su come venire in Italia, ma non si può più con aerei o bus, mentre in auto non è sicuro. Non ci aspettavamo che gli eventi precipitassero così, ma la guerra va avanti da 8 anni. Ho amici che vivono vicino al Donbass e dal 2014 convivono coi colpi di mortaio. L’Europa ha fatto finta di non vedere, gli accordi di Minsk non sono mai stati implementati, mentre sono arrivate le armi, i soldati dall’estero e Putin si è sentito minacciato. Ma russi e ucraini sono lo stesso popolo, pensare di farci la guerra a vicenda fa rabbrividire, nessuno la vuole".