
di Federica Pacella
Rinuncia alla protezione della Riserva per Legambiente, avvio di una procedura ferma dal 1990 che porterà ad ampliare gli ettari tutelati per il sindaco. A Corteno Golgi il dibattito attorno alla Riserva naturale delle valli di Sant’Antonio si è riacceso dopo che Legambiente ha assegnato al Comune della Val Camonica l’unica bandiera nera della Lombardia. La motivazione indicata nell’ultimo rapporto: "La rinuncia alla protezione della Riserva a favore di interessi privati, con un accordo per la riduzione dell’area della ZSC, la zona speciale di conservazione, e consentendo così la realizzazione di una mini-centrale e di infrastrutture turistiche invasive". La mini-centrale è quella che un imprenditore locale avrebbe voluto realizzare nel 2012, ma che è stata poi bloccata nel 2015 dalla Cassazione, dopo il ricorso di Legambiente, Comune e Comunità Montana, perché incompatibile con il SIC. "Se ora si riducesse la zona di conservazione – spiega Livio Pelamatti, presidente del circolo camuno – la centralina uscirebbe fuori dall’area di tutela e la ditta potrebbe chiedere una nuova concessione".
A preoccupare è anche l’accordo tra Comune e ditta per compensazioni nel caso in cui quest’ultima realizzasse l’impianto (parcheggio pubblico da 70 posti, 25mila all’anno per l’uso di terreno comunale). "Legambiente non ci ha mai contattato – replica il sindaco Ilario Sabbadini – non esiste nessuna rinuncia alla tutela. In realtà noi vogliamo solo proporre l’azzonamento, previsto nel piano di gestione del 1990 ma mai realizzato. Il SIC non è di nostra competenza, sarà la Regione a decidere e ad avviare un iter in cui chi ha qualcosa da dire potrà farlo". In sostanza, si individuerebbero tre zone, con vincoli di tutela diversi (consentendo, ad esempio, l’ingresso di mezzi per la manutenzione degli edifici), lasciando le regole più stringenti nel cuore della riserva". Quanto all’accordo con i privati, Sabbadini spiega che è previsto dalla legge, in relazione all’ordinanza di demolizione del 2019; quest’ultima è stata impugnata dalla ditta ed ancora pendente al Tribunale delle acque.