
Gli ospiti della comunità di Sonico (Fotoservizio Prandelli)
Sonico (Brescia), 12 novembre 2015 - Marta è scappata di casa a 13 anni e da quel momento ha vissuto in stabili abbandonati. Si è “bucata” e ha bevuto per anni. Ora è una signora a modo di 47 anni che cucina dei casoncelli buonissimi. Azzurra (in questo caso il nome è di fantasia) è finita nella spirale della cocaina che per tre anni è stata il suo unico scopo di vita. I giudici le hanno tolto la figlia. Sabato pomeriggio, come accade da qualche mese, Azzurra ha incontrato la sua piccola. Il suo scopo di vita ora è la bimba. Paolo si è drogato per anni e ha commesso reati. Dallo scorso venerdì è un uomo libero che non ha più pendenze con la giustizia.
Andrea in Valcamonica ci è arrivato in condizioni di salute precarie per via della droga. Una volta sano ha scelto di diventare educatore e restare a Sonico. Cesare è stato schivo della cocaina per una decina di anni. Dodici mesi fa ha chiesto aiuto a Fortunato Pogna che lo ha accolto nella comunità Exodus. Ora è un uomo felice. Poi ci sono Mirta, Valentino e tanti altri, ognuno con la sua storia di dipendenza e ognuno con il desiderio di riscattarsi. Quelle degli ospiti della “Casa di Enzino-Comunità Exodus” di Sonico sono storie difficili, dure da ascoltare e da scrivere. Ma sono anche storie che raccontano la ricerca e in tanti casi la conquista della normalità e della gioia. Storie che alla fine ti rendono una persona migliore.
Al centro di tutto c’è lui: consdierato il papà della casa dell’alta Valle: Fortunato. Un nome che da solo lo racconta. Perchè Fortunato rappresenta l’amore per la vita e per il prossimo. «I ragazzi qui seguono un percorso di responsabilizzazione - dice - hanno compiti diversi e incombenze da rispettare. Qui siamo tutti uguali e tutti lavoriamo per il bene comune. Ci incontriamo tre volte la settimana e parliamo, confrontandoci. Nel tempo non sono mancati momenti difficili. Io però mi ritengo fortunato, oltre che di nome di fatto. Anche perché condivido la mia missione con la mia famiglia».
L’atmosfera nella casa di Enzino è di quelle che ti fanno stare bene e ti cambiano la giornata. Gli ospiti lavorano spalla a spalla. Cesare e Paolo per esempio sono reexodussponsabili della cucina, ma di volta in volta a tutti tocca preparare qualcosa di buono, lavare i piatti o fare le pulizie. Alla casa di Enzino ci si innamora anche. Come Marta, che è dell’alta valle e oggi vive in uno spazio della casa con Valentino. «La mia è una storia terribile - spiega Marta, che oggi ha gli occhi che sorridono e che non mostra in viso i segni del suo passato - sono fuggita dalla mia famiglia che non avevo ancora 14 anni. Volevo seguire persone più grandi e sentirmi bene, perchè ero molto chiusa. All’inizio l’eroina mi rendeva estroversa e piena di energia. Poi è diventata la mia compagna di vita. Per avere lei ho fatto di tutto, compreso il mettermi in vendita». Marta oggi è meravigliosa: «Cinque anni fa ho scelto di chiedere aiuto e Fortunato mi ha salvata», dice.
Azzurra ha 37 anni. Anche lei è della Valcamonica e, per ironia della sorte, è un operatore del sociale. Per anni ha lavorato con gli alcolisti. Ha una figlia che va a scuola. «E’ capitato proprio a me che mi credevo così intelligente - confida - conoscevo il problema. Ho iniziato con una riga ogni tanto. Poi tutti i giorni, per tutto il giorno. Ho perso mia figlia e la dignità». Anche il demone di Cesare Baiguini di Pisogne è la coca: «L’ho usata per anni - specifica - ora sono orgoglioso di quello che sono riuscito a fare: ovvero ad abbandonarla e a ricrearmi come uomo. Tra quello che desidero per l’immediato futuro vi è comunicare ai giovani il problema che le dipendenze rappresentano, ma anche che è possibile guarire. Di questo ringrazio Fortunato e la sua famiglia».