Da Brescia mandava disperati in prima linea. Il racconto: “Disoccupato, sono finito nel Donbass”

Un cinquantenne ha deposto in Assise contro Romana Menganziol. La donna, stando all’accusa, nel 2015 l’aveva inviato al fronte in Ucraina

Disperati in prima linea  Quel disoccupato  inviato nel Donbass

Disperati in prima linea Quel disoccupato inviato nel Donbass

Brescia – "Romana Menganziol? Secondo me non ci ha spedito in quei posti per lavoro ma per interessi suoi, che non c’entravano con la logistica né con gli aiuti umanitari". Parola di Luigi Sandoni, 55enne modenese che ieri ha deposto in Assise contro colei che stando all’accusa nel 2015 l’aveva reclutato come miliziano e inviato in Donbass per combattere negli squadroni filorussi. E che ora è imputata di arruolamento con finalità di terrorismo. L’anno prima, dopo la proclamazione dell’indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nell’ex Urss era divampata la guerra civile. La pm Erica Battaglia accusa Menganziol, 66enne di casa a Gussago, di avere fatto proselitismo tra ex militari dell’Esercito, parà della Folgore, ‘teste calde’ e di avere inviato a combattere almeno tre foreign fighters con il paravento della missione umanitaria.

Titolare di un’agenzia di sicurezza, la Victoria security LTD con sede a Londra - e di altre due società affini, di cui una con base a Milano - Menganziol era già stata coinvolta in inchieste della DDA di Genova con il toscano Andrea Palmieri, (il ‘Generalissimo’) e i bresciani Massimiliano Cavalleri (‘Spartaco’) e Gabriele Carugati, ricercati.

La sua posizione era stata archiviata, ma la procura di Brescia ha riacceso i riflettori su di lei, trascinandola a processo. "Queste inchieste mi hanno rovinato la vita io sono innocente", aveva dichiarato la 66enne. Ieri in aula sono sfilati gli investigatori, dall’ex dirigente della Digos Antonio Rainone all’assistente capo Davide Gilberti, che hanno descritto l’imputata come leader, organizzatrice di viaggi e propaganda, sedicente infermiera specializzata in assistenza sui campi di battaglia con frequentazioni tra colonnelli. Dal suo pc sarebbero emersi vari cv di militari esperti in M16 e kalashnikov, ma anche in soccorso medico sotto il fuoco nemico. Email e WhatsApp attesterebbero il suo ruolo in una trasferta dal 7 al 17 febbraio di tre soggetti. "Io ero alla ricerca di un lavoro, ho sbagliato a non informarmi bene - ha dichiarato Sandoni, padre di 6 figli - Menganziol mi fu presentata come imprenditrice dell’import export in cerca di esperti di logistica da mandare al confine tra Russia e Ucraina per controllare spedizioni di cibo. Il viaggio lo pagò lei. Arrivai a Rostov con due compagni di sventura senza sapere di essere in zona di guerra, con un visto in scadenza. Dovevamo incontrare una persona che ci è sembrata drogata e violenta, e tramite il console siamo riusciti a tornati a Milano. Meganziol ci ha truffato, e non ci ha nemmeno pagati".