
L’ex cava al confine tra Rovato, Berlingo e Travagliato
Brescia, 24 settemvre 2015 - Dallo scorso 11 settembre è sotto sequestro e ora per la contestata discarica Macogna è tempo di consulenze sui rifiuti conferiti nella ex cava, al confine tra Rovato, Berlingo e Travagliato: sotto la lente non solo scorie della Alfa Acciai, ma anche materiale inerte che gli inquirenti sospettano arrivi dal sito di Expo.
Prosegue e rischia di allargarsi l’indagine di cui è titolare il pm Silvia Bonardi. A oggi sono tre le persone iscritte al registro degli indagati per presunto smaltimento di rifiuti non a norma: Claudio Gaffurini, titolare della Drr, la società che gestisce il sito di conferimento, Sergio Gaffurini della Nuova Beton, l’impresa incaricata del trasporto delle scorie, e Ettore Lonati, il legale rappresentante della Alfa Acciai, lo stabilimento fornitore delle scorie di fusione che adesso saranno analizzate.
A sollecitare l’inchiesta sono stati gli ambientalisti e i comitati anti-discarica, da tempo preoccupati per la possibilità di una contaminazione dei pozzi e delle falde acquifere vicini alla ex cava. Una preoccupazione che lo scorso luglio ha spinto i cittadini a commissionare a un laboratorio privato di Castelmella delle verifiche sui recenti conferimenti di materiale. I test hanno evidenziato valori di inquinanti superiori alla norma, in particolare per quanto riguarda il molibdeno e il bario, solidi che resistono alla filtrazione in acqua. Di qui la decisione dei carabinieri di contattare l’Arpa per ripetere le campionature, da cui è risultata una parziale conferma dei parametri. Dal canto suo Drr, in attesa di controanalisi, contesta il risultato. Ma per il pm Bonardi il quadro è sufficiente a giustificare il sequestro.
Nei giorni scorsi il pm ha incaricato due consulenti, un ingegnere e un geologo, chiamati ad eseguire una perizia tecnica sulle scorie di fusione di Alfa Acciai, ma anche su degli inerti che gli inquirenti sospettano siano stati inviati dal sito di Expo. In particolare la procura ha affidato agli esperti una serie di quesiti per fare chiarezza sui quantitativi dei conferimenti, sulle autorizzazioni di cui disponevano le aziende per smaltire materiale e sulla qualità dei rifiuti inviati. I consulenti avranno 90 giorni di tempo per rispondere. Sul caso Macogna è pendente la sentenza del Tar, che nel giugno 2016 dovrà pronunciarsi sul ricorso di quattro Comuni confinanti contro l’autorizzazione della Provincia.