
Direzione investigativa antimafia
Brescia, 9 agosto 2017 - Ogni sei mesi il Parlamento pubblica la relazione dell’attività della Dia sulla criminalità organizzata.
Colonnello Giovanni Gervasi, quali aspetti emergono dall’ultimo documento del 2016? «
"Si tratta di un report corposo, diviso per organizzazioni e non per aree geografiche. Cosa Nostra ha adottato una strategia di sommersione, punta cioè a ridurre la visibilità per minimizzare controlli e allarmismo e per contro mira ad aumentare le infiltrazioni nell’economia e nella finanza. Sul fronte ’ndrangheta, gli interessi delle cosche si sono stratificati in edilizia, ristorazione, locali notturni e traffico di droga. Ha più risalto per maggior virulenza. Infine la camorra, che ha una marginalità solo apparente, dovuta a una frammentarietà più spiccata dei clan. Ma non per questo è meno pericolosa, anzi".
Cosa accade a Brescia e in Lombardia?
"Per Cosa Nostra il territorio lombardo nonostante le congiunture economiche negative è sempre dinamico, appetibile, redditizio. Si registrano diversi gradi di penetrazione nel tessuto socioeconomico, funzionale all’arricchimento dei clan o al riciclaggio. Anche per la ’ndrangheta la regione ha un’importanza fondamentale, la sua presenza qui è pacifica. Si pensi che è stata creata una struttura di riferimento chiamata proprio ‘La Lombardia’, organismo di coordinamento con la casa madre reggina e che comanda le “filiali” in zona. A Brescia, Bergamo, Mantova sono stati accertati interessi dei clan Facchineri di Cittanova e Feliciano di Oppido Mamertina. Idem la Camorra, orientata all’infiltrazione nell’economia e al reinvestimento di capitali in svariati settori, dal facchinaggio ai trasporti, pulizie, esercizio abusivo del credito".
Come opera la Dia per contrastare le ingerenze illecite?
"Il monitoraggio di imprese e appalti è sempre più incisivo e ci consente di espletare il nostro tipico ruolo di centralità servente. Le organizzazioni esercitano pressioni sulle aziende appaltatrici, impongono subaffidamenti dei lavori, scompongono un lavoro in sub-contratti per eludere autorizzazioni. Nel distretto nel primo semestre del 2017 abbiamo già svolto accertamenti su 1500 ditte e 10mila persone fisiche. Cinque le misure interdittive emesse in collaborazione con la Prefettura nei confronti di altrettante aziende che operano nei settori più vari. Quattro lavorano a Brescia. E ancora, interveniamo con le misure di prevenzione. Significativo nel Bresciano il sequestro preventivo di beni per mezzo milione ad Antonino Scopelliti, legato alla ’ndrangheta. A maggio quei beni sono stati confiscati. Di recente poi abbiamo sequestrato altri 10mila euro a un personaggio la cui famiglia ha legami con le cosche. Il Riesame ha confermato".
E le segnalazioni per le operazioni finanziarie sospette da parte delle banche?
"Sono in leggera crescita, e da due anni sono un capitolo fondamentale per la Dia. Spesso dall’analisi emergono spunti concreti. La Lombardia con 54.156 operazioni su 244.972 a livello nazionale è la prima regione in Italia (seguono a grande distanza Campania e Lazio, ndr). E’ lombardo il 22,11% delle operazioni, di cui poco meno della metà, tra le 20 e le 25mila, nel nostro distretto".
Sviluppi investigativi a breve?
"Ci sono attività in corso su tutti i fronti. Serve tempo: accertamenti patrimoniali e bancari sono lunghi. Una caratteristica della Dia è occuparsi di un numero ristretto di inchieste ma di qualità".