Depurazione del Garda, il Tar bacchetta UniBs: "Doveva fornire tutti i documenti"

I comitati: "Sentenza che dimostra come tutti i nostri ricorsi siano fondati"

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Sessanta giorni di tempo per consegnare tutta la documentazione che ha portato il commissario per la depurazione del Garda a scegliere il progetto di Gavardo e Montichiari invece di Esenta di Lonato, opzione su cui si stava andando prima del commissariamento. Questo il termine dato all’Università di Brescia (a cui afferisce il dipartimento Dicatam, diretto da Giorgio Bertanza, che ha curato gli studi) dal Tar di Brescia, che ha accolto il ricorso del Comune di Montichiari contro UniBs. Il sindaco Marco Togni (foto) si era rivolto al Tribunale dopo che il Dicatam aveva respinto la sua domanda di accesso agli atti, perché "gli atti richiesti sono oggetto di un contratto privatistico, e rinviando ai documenti pubblicati sui siti del commissario straordinario e di Acque Bresciane (gestore pubblico, ndr)". Secondo il Tar, invece "le funzioni pubblicistiche di Acque Bresciane comportano un obbligo di leale collaborazione verso tutte le amministrazioni competenti a esprimersi sugli impianti di depurazione e sull’organizzazione del servizio idrico integrato".

Poiché il Comune "teme la sommatoria tra le criticità ambientali già presenti sul territorio e l’impatto dei reflui provenienti dalla zona del lago di Garda", secondo il Tar deve visionare tutta la documentazione tecnica. Per Togni, "l’ostruzionismo dell’Università e di Acque Bresciane ci ha fatto perdere 7 mesi di tempo che dobbiamo recuperare, prima che sia troppo tardi". "È scandaloso – aggiunge Filippo Grumi, comitato Gaia Gavardo – che 2 enti pubblici abbiano negato a un altro ente pubblico i documenti utili alla difesa del territorio da un’opera che può avere ripercussioni sulla salute. Ci chiediamo comele cose possano procedere come prima. Questa sentenza ci dice che tutti i ricorsi su questo progetto sono fondati". F.Pa.