
Cento milioni ulteriori per il collettore del Garda, ma tutto andrà nel Veronese, lasciando Brescia a secco. La notizia è...
Cento milioni ulteriori per il collettore del Garda, ma tutto andrà nel Veronese, lasciando Brescia a secco. La notizia è arrivata come una doccia gelata (dopo l’esultanza generata qualche giorno fa dall’annuncio del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin sullo stanziamento aggiuntivo rispetto a quello del 2017 per i lavori in corso), all’incontro di sabato mattina in Ags di Peschiera del Garda, alla presenza della presidente della Comunità del Garda, Mariastella Gelmini, che ha evidenziato comee, nella ripartizione dei fondi, si tiene conto dello stato dell’arte.
A Verona i lavori sono ampiamente iniziati: già spesi i 45 milioni messi a disposizione sui 100 stanziati nel 2017, già pronti i progetti esecutivi dei lotti successivi. A Brescia, invece, i lavori dovrebbero partire nel 2027, anche se i due progetti sono legati e il sistema di collettamento del Veronese deve aspettare il depuratore di Lonato per poter entrare in funzione. Inevitabili, però, le polemiche (a partire dal M5S, con la consigliera regionale Paola Pollini), perché, dopo mesi in cui se ne parla, gli unici fondi certi vanno altrove.
"Questo risultato è imputabile solo ed esclusivamente alla presidente della Comunità del Garda che non è stata in grado di difendere gli interessi bresciani, lei che vive a Brescia e che, al territorio bresciano, deve la sua carriera politica – è il duro affondo del presidente del comitato Gaia di Gavardo, Filippo Grumi, storico portavoce della battaglia contro il doppio impianto a Gavardo e Montichiari, ora accantonato per Lonato –. Su 200 milioni stanziati, 140 andranno a Verona per coprire tutti i costi del progetto veronese mentre i bresciani restano con 60 milioni a fronte di un progetto che supererà i 300. La differenza entrerà nelle nostre bollette".
F.P.