Covid, il caso Brescia: posti finiti negli ospedali e mai così tanti casi

Novecento nuovi contagi, un picco che non era stato raggiunto nemmeno durante la prima ondata

Covid, ospedale (Ansa)

Covid, ospedale (Ansa)

Brescia, 24 febbraio 2021 - Contagi record per il Bresciano, 901 nuovi casi di Covid-19: un numero che non si era visto neanche nella prima ondata quando pure Brescia era stata tra le province più colpite insieme a Bergamo. Se nella seconda ondata, quella autunnale, sembrava che il virus avesse risparmiato la provincia (si diceva che il prezzo pagato in primavera avesse reso tutti più prudenti e, forse, anche più immuni), proprio il Brescano sembra confermarsi il primo fronte della terza ondata, come annunciato martedì dallo stesso commissario regionale per la vaccinazione Guido Bertolaso.

Il grafico mostra chiaramente il picco della "terza ondata" a Brescia
Il grafico mostra chiaramente il picco della "terza ondata" a Brescia

I numeri 

Il bollettino regionale parla di 901 nuovi casi nel Bresciano, in crescita rispetto ai 506 del lunedì che, va detto, sconta sempre un leggero calo legato al week-end. Da inizio emergenza, sono stati superati i 60mila casi, con circa 4mila decessi. Certamente sui numeri bresciani pesa anche l'alto numero di tamponi fatto, il più elevato di tutta la Regione, che giustifica in parte il record rispetto alle altre province lombarde (773 nuovi positivi nella città metropolitana di Milano, 274 per Monza Brianza, 273 a Varese, 260 a Como, 207 a Bergamo. Un ruolo determinante nella diffusione del virus potrebbe averla la presenza della variante inglese, che ha dato origine a diversi focolai, partiti dalla Bassa Bresciana (come a Corzano e Castrezzato) e dalla Franciacorta, ed in fase di diffusione in tutta la provincia.

Ospedali in allerta

Se nelle ultime settimane i contagi bresciani sono sempre stati sopra la media, con 600, 700 casi al giorno, a preoccupare è ora la situazione degli ospedali. Da domenica sono iniziati i trasferimenti verso gli altri nosocomi della rete regionale, dopo che le strutture della provincia di Brescia hanno esaurito i posti Covid, arrivando a 900 ricoveri con una settantina in terapia intensiva. Come spiegato da Marco Salmoiraghi, dirigente vicario dell'assessorato al Welfare della Regione in commissione Sanità, "la situazione delle terapie intensive negli ospedali regionali è in crescita, con un trend in crescita da ormai 3 o 4 giorni. "In questo contesto la Provincia di Brescia è quella più critica".

Gli ospedali bresciani sono infatti a livello 4A su una scala che va fino al 4C, il massimo livello di impatto sulla rete ospedaliera, mentre la rete regionale è arrivata al livello 3. Va ricordato che ciò non vuol dire che gli ospedali non abbiano più posto per casi Covid. "Il problema – ha chiarito il direttore generale del Welfare regionale Giovanni Pavesi - è che ogni volta che allestiamo un posto di terapia intensiva Covid lo togliamo ai non Covid. La preoccupazione non è sulla capacità di fronteggiare il Covid, ma di continuare a fornire assitenza sul resto".

Zona arancione e vaccini

Si attende ora di vedere gli effetti della zona arancione rafforzata, istituita con urgenza dalle 18 di martedì 23 febbraio. La chiusura delle scuole potrebbe contribuire a contenere la diffusione della contagiosa variante inglese. "Sono misure indispensabili, siamo stremati", ha commentato Ottavio di Stefano, presidente Consiglio Direttivo dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Brescia, secondo cui sarebbe stato meglio adottare delle zone rosse chirurgiche. Secondo Di Stefano, "siamo stanchi e le misure restrittive secondo noi erano indispensabili, stavamo andando fuori tempo o forse non so se ci siamo già andati".

Oltre a contenere il virus, con la zona arancione rafforzata, la strategia regionale punta ad immunizzare più rapidamente la popolazione nelle zone più a rischio. Dal 26, in 8 Comuni bresciani al confine con la Bergamasca (Roccafranca, Rudiano, Urago d'Oglio, Pontoglio, Palazzolo sull'Oglio, Capriolo, Paratico, Iseo), partiranno le vaccinazioni della fascia tra i 60 ed i 79 anni, oltre al proseguimento degli over 80.