Costi elevati: case-alloggio a rischio chiusura

Le 23 strutture in Lombardia ospitano 250 persone con l’infezione

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Rette ferme al 2005, costi troppo alti: così rischiano di chiudere le 23 case alloggio lombarde che accolgono 250 persone con Hiv-Aids. La denuncia arriva dal coordinamento regionale delle case alloggio (Crca) e da quello nazionale (Cica), a cui si associa Cnca Lombardia: domani alle 11 manifestano sotto Palazzo Lombardia. "Il problema è di sostenibilità economica – spiega Maria Deghi, presidente Cica, nonché responsabile Casa alloggio Turoldo di Tirano (Sondrio) –: le 23 strutture sono “solo“ convenzionate e non accreditate nel sistema di Regione Lombardia. Questo ha portato all’esclusione dagli indennizzi per Covid negli anni passati".

Nate alla fine degli anni ‘80 per dare risposta alle crescenti situazioni di abbandono ed emarginazione delle persone con Aids (vittime della malattia, ma anche dello stigma sociale e del pregiudizio), queste strutture sono diffuse su tutto il territorio: nel Bresciano se ne contano 2, 6 nel Milanese, 3 nella Bergamasca, 1 in provincia di Como, 2 nel Varesotto. Il diritto all’accoglienza nelle Case alloggio è riconosciuto dalla legge 135 del 1990. Negli ultimi 20 anni più volte la Regione ha dichiarato di voler passare all’accreditamento, rispetto al sistema attuale di convenzioni, ma ad oggi questa resta la norma di riferimento. "Le rette – aggiunge Deghi – sono ferme al 2005: non sono state adeguate al costo della vita. Abbiamo superato il Covid, ma ora, di fronte agli aumenti delle bollette, abbiamo bisogno di un supporto".

L’appello è alla Regione: senza contributi straordinari e l’adeguamento delle rete, le strutture potrebbero essere costrette a dimettere i 250 ospiti, riconsegnandoli alle famiglie, per chi ancora ce le ha, o a un sistema dei servizi “a-specifico“. F.P.