
L’omicida al volante dell’auto rubata dopo essersi tolto la vita
Roncadelle (Brescia), 5 aprile 2018 - Cosimo Balsamo, l’uomo che ha ucciso due persone e ne ha ferita una terza, è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine e della Procura. L’omicida nel bresciano era noto per essere colui che dalla sua vita da nababbo, trascorsa a Roncadelle in una villa in stile hollywoodiano, è stato prima costretto a passare a una meno confortevole cella e poi a privarsi di tutti i beni, che gli sono stati prima sequestrati e in seguito confiscati.
L’ultima volta che si è parlato di lui è stato lo scorso gennaio, undici anni dopo il clamoroso arresto del 2007. L’uomo, difatti, il 9 gennaio scorso è salito sul tetto del Tribunale di Brescia dove ha inscenato una protesta e minacciato il suicidio, dopo essersi visto respngere la richiesta di revisione della sentenza di condanna a 7 anni e 4 mesi emessa dalla Corte d’Appello di Brescia per associazione a delinquere furto e ricettazione. Il gesto è stato una protesta per quella che Balsamo ha ritenuto una sentenza ingiusta emessa nei suoi confronti. Non solo. Nei mesi scorsi, inoltre, l’omicida-suicida ha anche patteggiato una pena per minacce davanti al gup di Venezia, dopo che ne 2011 mise delle cartucce di fucile e otto proiettili nel cestino della bicicletta del giudice bresciano che decise di confiscare uno degli immobili dell’uomo. Accanto ai proiettili Balsamo aveva lasciato anche un biglietto minatorio, per chiarire per bene le intenzioni che covava.
Da quanto accaduto, appare evidente che l’uomo stesse passando momenti molto difficili, che negli scorsi mesi lo hanno portato a voler porre termine alla sua vita. Propositi suicidi che nel tempo, lentamente, sono sfumati in quello più atroce ancora di una vendetta, studiata con rancore. L’omicida, secondo quanto appreso, pensava che James Nolli, che era finito in carcere con lui nel 2007, fosse stato ingiustamente condannato solo per furto, mantenendo tutti i suoi beni. Una “colpa” che nella mente di Balsamo ha fatto scattare l’irrevocabile decisione di una condanna a morte. L’omicida, che era nato l’11 aprile di 62 anni fa a Ceglie Messapico in provincia di Brindisi, attualmente viveva in via Sandro Pertini a Roncadelle. Quando militava nella banda dei tir era il capo indiscusso: a lui tutti i membri facevano riferimento per prendere le decisioni e entrare in azione. Grazie alla lunga carriera nel mondo criminale, e nonostante le condanne, l’uomo conservava gelosamente diverse armi, tra cui quella con cui ha ucciso e si è ucciso. Gli omicidi e il ferimento di ieri, con ogni probabilità, sono stati la sua personale vendetta contro coloro che ha ritenuto colpevoli della perdita di tutti i suoi beni e delle sue lunghe vicende giudiziarie. Anche Elio Pelizzari, la seconda vittima, e il ferito, erano attivi nel settore del commercio e del trasporto di metalli.