
L'azienda che ha ricevuto la mail razzista
Lumezzane (Brescia), 4 luglio 2019 - «Chiediamo tassativamente, pena interruzione di rapporto di fornitura con la vs società, che non vengano più effettuate consegne utilizzando trasportatori di colore e/o pakistani, indiani o simili». 21 giugno, ore 11,23. Dalla Chino Color srl di Lumezzane, azienda specializzata nel trattamento galvanico di metalli industriali, abbarbicata tra i saliscendi della Valgobbia, parte una email con queste parole. Oggetto: «Comunicazione importante». Destinatari: i fornitori. Il messaggio prosegue così: «Gli unici di nazionalità estera che saranno accettati saranno quelli dei Paesi dell’est, gli altri non saranno fatti entrare nella nostra azienda, né tantomeno saranno scaricati». Tra i destinatari c’è la Dtm deterchimica srl di Torbole Casaglia, ditta a trenta chilometri di distanza che fornisce prodotti e servizi per la pulizia professionale. Quando il titolare Marco Zanotti la legge, salta sulla sedia. E decide di rendere pubblico questo appello, sollevando un vespaio di polemiche.
«Spettabile Chino Color, ci dispiace leggere quanto da voi scritto, soprattutto non riusciamo a capirne le motivazioni – è la replica spedita il 2 luglio al mittente – In risposta alla segnalazione della nazionalità dei nostri operatori, Dtm garantisce la corretta assunzione dei propri collaboratori e sulla loro regolarità di soggiorno nel nostro Paese. Per tutti, italiani o stranieri, Dtm richiede che applichino professionalità, correttezza, tempestività e cortesia. Per questo prendiamo in considerazione unicamente la segnalazione rispetto al difetto di tali ultime caratteristiche in capo ai nostri consegnatari e collaboratori». Sul colore della pelle, insomma, non si accettano lamentele. E per difendere la sua posizione anti-discriminatoria, Zanotti si dice pronto a interrompere i rapporti di lavoro con Chino Color srl. Travolta da un’ondata di commenti rimbalzati in rete, l’azienda lumezzanese guidata da Federico Becchetti si è chiusa nel silenzio.
Nel pomeriggio i telefoni risultavano fuori uso, la pagina Facebook inaccessibile. «Se diciamo che i corrieri possono venire qui a caricare o scaricare a determinati orari, è perché non possiamo fare diversamente – si lascia sfuggire un dipendente –. Eppure c’è chi viene due ore prima e pretende di essere servito subito, spesso con maleducazione ed arroganza. Fin che ci siamo noi sopportiamo. L’altro giorno invece hanno trovato il titolare, e dall’ufficio è partita quella mail» è la spiegazione. Anche il padre del proprietario conferma minimizzando: «Ma sì, me ne aveva parlato mio figlio qualche giorno fa – racconta al telefono con gentilezza il signor Giuseppe -. Era stato solo uno sfogo per gli orari, nulla più». Pure il neosindaco leghista di Lumezzane, Joseph Facchini ha detto la sua: «Guardi che i Becchetti sono imprenditori da sempre e da sempre lavorano con gli immigrati. Forse hanno più dipendenti stranieri che italiani, non c’entra di sicuro il razzismo. Del resto per noi valgobbini gli stranieri se sono in regola con il permesso di soggiorno sono bresciani.
Sarà stata la reazione di un momento: in azienda c’è poco spazio per fare il carico-scarico. Questo impone loro orari rigidi di consegne, non si puo’ derogare». La foto della email incriminata, virale sul web, è arrivata agli occhi anche dell’avvocato Cathy La Torre dello studio Wildside Human First. La richiesta di far lavorare solo i bianchi per il legale è di «una gravità inaudita» e l’episodio sarà segnalato all’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni: «Sul loro sito l’azienda si vanta di rispettare l’ambiente, forse rispetta l’ambiente ma non gli esseri umani» ha scritto su Facebook.