Coronavirus, a Brescia contagi in rallentamento. Medici tra aiuti e criticità

A Brescia arrivati quindici dottori dalla Polonia, mentre al Civile sono in sospeso i colleghi albanesi: "Non sappiamo che competenze abbiano"

L’arrivo all’aeroporto di Orio al Serio dei medici provenienti dalla Polonia

L’arrivo all’aeroporto di Orio al Serio dei medici provenienti dalla Polonia

Brescia, 31 marzo 2020 - Duecento positivi in più a Brescia, che conta 8.213 casi accertati di Covid19, e ‘solo’ 137 a Bergamo, che arriva così a quota 8.664. Se ci sia davvero un calo lo si capirà fra qualche giorno, ma il rallentamento della crescita dei contagi fa sperare. Resta complicata la situazione negli ospedali, dove molti operatori sono contagiati. Brescia sono arrivati 15 medici polacchi, alcuni di questi specializati in terapia intensiva. Ci vorrà invece qualche giorno prima di inserire nei reparti dell’Asst Spedali Civili i 20 infermieri ed i 10 medici arrivati dall’Albania: si attende l’esito dei tamponi e un po’ di training per affrontare una situazione che per molti è nuova. "Siamo grati – ha spiegato il direttore generale Gianmarco Trivelli – ma rimane aperto il problema fondamentale: la presenza di personale specializzato per le terapie intensive. Si sono presentati senza un documento che certifichi le loro competenze: saranno sottoposti a un esame per capire dove indirizzarli". Molto gradito l’arrivo di due medici di terapia intensiva dall’Istituto Besta di Milano. "Ma ne servirebbero altri cento", sottolinea Trivelli.

Anche il sindaco Emilio Del Bono è tornato a chiedere a Regione di sapere dove andranno i 48 medici assegnati dalla Protezione civile alla Lombardia. E si si è anche fatto portavoce della richiesta dei medici di famiglia di sottoporre a tampone i lavoratori che ora sono in malattia. "Il rischio è che portino la positività nei posti di lavoro". Resta poi la necessità di un ospedale in struttura. "Lo dobbiamo ai malati di altre patologie – dice Del Bono – che non trovano in queste settimane un’adeguata risposta". Nodo della gestione sarà sempre di più il territorio, trascurato nella prima fase dell’emergenza.

"La situazione mi ricorda il Vajont – spiega il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo – La diga era meravigliosa dal punto di vista ingegneristico, ma non avevano messo in sicurezza i fianchi della montagna che è franata nel bacino provocando un disastro". A supporto dei medici di base, sono attivate da ieri a Brescia, Montichiari e Orzinuovi le Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, impiegate a Bergamo già da una settimana. Resta alto il numero dei morti: 1.969 i decessi a Bergamo (+91 in un giorno), 1.374 a Brescia (+75). Tra i deceduti ancora due medici: Bergamo piange Augelio Maria Comelli, 70 anni, e Michele Lauriola, 67 anni. Oggi alle 12 in tutti i comuni le bandiere saranno a mezz’asta ed i sindaci ricorderanno i morti con un minuto di silenzio. "#Bergamo chiama #Brescia. Questo flagello ci unisce", è il messaggio via Twitter ai bresciani del sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Sindaco che proprio ieri ha ricevuto una maxi donazione da 1 milione da Unipol per l’ospedale da campo.