"Come era successo 20 anni fa Borgo Trento ci apre le porte"

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Vent’anni fa arrivavano in Italia per cercare lavoro e salvare la famiglia dalla fame. Ora la guerra sembra aver reso vani anche i sacrifici delle migliaia di donne ucraine che hanno accettato il peso della lontananza, rinunciando a veder crescere figli e nipoti o a star vicino ai genitori che nel frattempo diventavano anziani, sperando di poter recuperare il tempo perduto nell’età della pensione. "La guerra ha distrutto tutto quello che abbiamo costruito", è la constatazione di Olga Vdovychenko, dell’Associazione culturale “Nadiya“, che ha ristampato il libro “Piccole ballate“ con le poesie delle ucraine arrivate a Brescia vent’anni fa (disponibile presso il consiglio di quartiere di Borgo Trento). "Si scriveva per salvarsi dalla nostalgia - ricorda Vdovychenko –. Come nella disgrazia dell’emigrazione abbiamo riscoperto il bello dell’amicizia, anche oggi l’Italia ci apre di nuovo le porte". Un valore, quello dell’accoglienza, che nel quartiere di Borgo Trento si festeggerà domani, con una giornata che inizierà con la Messa delle 11,15 (anche con un sacerdote della chiesa ortodossa), e che seguirà con un pranzo in oratorio, giochi per bambini e informazioni a cura di AnolfCisl. "Il quartiere si è attivato subito – ricorda la presidente del Cdq, Beatrice Nardo – perché era già presente una comunità ucraina, che ruota attorno alle calzolaie di Borgo Trento. Sin dall’inizio siamo stati coinvolti nella raccolta di aiuti". Ora diversi ucraini vivono a Borgo Trento. "Ma non basta accoglierli e “parcheggiarli“ – sottolinea don Renato Baldussi – bisogna anche far sentire il calore della comunità". Questo l’obiettivo della festa di domani, aperta a ucraini e bresciani. Federica Pacella