
"Città divise per reddito, vanno riviste"
"Le città hanno almeno tre grandi sfide da affrontare: ridurre le disuguaglianze crescenti, trovare le risposte al cambiamento climatico, rivedere i diritti di cittadinanza alla luce dei nuovi spazi ibridi che viviamo".
Carolina Pacchi, professoressa del dipartimento di Architettura e studi urbani del Politecnico di Milano, è delegata della rettrice ai rapporti istituzionali e con il territorio: qual è la priorità?
"La premessa è che le nostre città hanno un livello di vivibilità elevato. Tuttavia il quadro di competizione globale sempre più spinto ha accentuato quelle disuguaglianze che nel ventesimo secolo si erano ridotte: limitarle è una questione di equità ma anche di granzia futura di sviluppo".
Dove sono più evidenti le disuguaglianze?
"Le vediamo osservando gli spazi: nella pre-modernità la città metteva a contatto persone di ceti diversi. Oggi vediamo una divisione netta tra quartieri abitati da cittadini con un certo reddito, con determinate competenze, e altri riservati a chi ha meno ricchezze. Lo sviluppo immobiliare ha creato aree esclusive: il rischio è di non riuscire più ad attrarre i giovani, il target che garantisce competenze e capacità di sviluppo. Anche le scuole sono diventate “omogenee“: prima erano il luogo in cui le diverse fasce della popolazione si incontravano, ora ogni scuola sembra destinata a un reddito".
Quali politiche sono necessarie per rendere le città più “democratiche“?
"Nel ventesimo secolo si era riusciti con l’estensione dei servizi, oggi è più difficile perché gli amministratori hanno meno risorse e non abbiamo più la certezza che basti. Il tentativo non può che essere questo: estendere i servizi e garantire infrastrutture di mobilità pubblica, presidi sanitari".
Quali scelte, invece, si dovranno compiere per contenere gli effetti del cambiamento climatico?
"La ricetta, purtroppo, non ce l’ha nessuno. Tuttavia credo che le città siano il luogo dove i segni del cambiamento siano più evidenti perché vive una percentuale significativa della popolazione mondiale in uno spazio ridotto e perché si concentrano le attività che producono più emissioni. Non basta dire ai cittadini di abbassare di un grado la temperatura del riscaldamento: alle buone abitudini dei singoli occorre un disegno complessivo sulle infrastrutture, sul trasporto pubblico, sugli spazi pubblici. Le città necessitano di trasporti che davvero permettano di ridurre al minimo il mezzo privato, a combustione o elettrico non cambia molto. Occorre prevedere gestioni dei cicli dell’acqua più vicini a quelli naturali e pavimentazioni adeguate a ridurre le isole di calore".
La terza sfida è la più difficile da vedere?
"Ciascuno di noi si muove con uno smartphone, è connesso, frequenta i social. Oltre a spazi fisici, dove si conoscono i diritti e c’è un attivismo importante, fatto di associazioni e di gruppi che si incontrano, ci sono spazi digitali dove le competenze sono inferiori: possono aiutare ad ampliare i nostri diritti di cittadini ma possono anche ridurli senza che ce ne accorgiamo". Luca Balzarotti