
Percorso ciclabile (foto repertorio)
Brescia, 10 novembre 2016 - Sono tre le persone coinvolte nella vicenda che venerdì scorso ha portato la Forestale a mettere sotto sequestro una parte della pista ciclabile di 2,5 km e dell’annessa collinetta artificiale che Alfa Acciai ha realizzato davanti al proprio stabilimento di San Polo come opere di urbanizzazione secondarie concordate con il Comune di Brescia. Nel registro degli indagati sono finiti Ettore Lonati, legale rappresentante di Alfa Acciai, oltre a Livio e Arturo Bernardelli, amministratori unici rispettivamente di Novastrade srl e di Bernardelli Trasporti srl aziende del gruppo Bernardelli operante nel settore dell’edilizia.
A loro viene contestato il reato di traffico di rifiuti in concorso. Per gli inquirenti il materiale utilizzato nei lavori, il «granulato Alfa Sinstone» una scoria di fonderia, avrebbe dovuto finire in discarica perché da considerarsi rifiuto. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti Alfa Acciai lo avrebbe invece venduto alla Novastrade. Il materiale, attraverso una documentazione che gli inquirenti definiscono «fuorviante», veniva classificato come sottoprodotto e non come rifiuto e quindi venduto a «un prezzo del tutto simbolico e del tutto incongruo con la conseguenza che trattandosi di commercializzazione del tutto fittizia venivano a mancare i requisiti stabiliti all’articolo 184 (quello relativo alla classificazione dei rifiuti) del Testo unico Ambientale».
Tra il luglio del 2015 e lo scorso mese di febbraio la Novastrade avrebbe acquistato oltre 25mila tonnellate di «granulato Alfa Sinstone« al prezzo di 0,5 euro a tonnellata (per smaltirlo come rifiuto il costo sarebbe lievitato fino a 14 euro a tonnellata) e per movimentarlo avrebbe utilizzato i mezzi di Bernardelli trasporti. Per la Procura di Brescia le aziende coinvolte quindi avrebbero gestito «abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti costituiti da scorie di acciaieria che venivano illecitamente smaltiti impiegandoli per la realizzazione della collina con verde di mitigazione e della pista ciclabile».
«Abbiamo operato in modo corretto e trasparente avvalendoci delle migliori competenze»: questo il comunicato di Alfa Acciai lo scorso 4 novembre subito dopo il sequestro. Azienda che a fine dello scorso anno aveva dato ampie rassicurazioni circa l’utilizzo del Sinstone. «Ci siamo limitati ad eseguire i lavori – fanno sapere dal gruppo Bernardelli – Tutto il materiale utilizzato era comunque coperto da certificazioni come ben sapevano Comune e Provincia».