Cellino, il Riesame: no all’arresto, sì al sequestro dei beni

Confiscati solo 700mila euro mentre i pm chiedevano lo stop a un patrimonio di 50 milioni

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No all’arresto, sì al sequestro di beni. Ma “solo” per settecentomila euro. Dopo oltre un mese, il Riesame ha deciso sulla vicenda che riguarda il patron del Brescia Calcio Massimo Cellino (foto), sotto inchiesta per frode fiscale, evasione, esterovestizione e autoriciclaggio. I giudici – presidente, Cesare Bonamartini – dovevano pronunciarsi su un doppio ricorso. Quello del pm Erica Battaglia e dell’aggiunto Carlo Nocerino, che dopo il rigetto del gip avevano chiesto di nuovo il carcere per l’imprenditore cagliaritano e i domiciliari per la moglie, oltre al sequestro preventivo di un patrimonio di 50 milioni. E quello degli indagati, ovvero i coniugi Cellino, la segretaria e tre collaboratori. Risultato: un parziale accoglimento di entrambe le istanze. Il Riesame ha respinto la richiesta di misure cautelari personali non ravvisando il pericolo di fuga – di recente il numero uno delle Rondinelle ha spostato la residenza a Padeghe e ha chiesto di rateizzare i debiti con il Fisco – e al tempo stesso ha disposto un sequestro di beni limitato alla sola posizione debitoria di Cellino – 664.535 euro – da spalmare tra l’interessato, la compagna e la segretaria, e non esteso ai 50 milioni voluti dalla pubblica accusa. La Procura è convinta infatti che l’imprenditore, cittadino inglese dal 2018, abbia fatto sparire cifre milionarie all’estero, facendole transitare da una società all’altra e occultandole nei paradisi fiscali. I giudici hanno sì ammesso l’esterovestizione della società Eleonora sport e la costituzione del trust Mc nelle Isole del Canale, ma non ritengono provato il superamento della soglia di rilevanza penale, che è di 50mila euro, della presunta somma sottratta. Un limite al di sotto del quale il reato ipotizzato si depotenzia in illecito amministrativo. Per il Riesame insomma allo stato attuale la frode ipotizzabile a carico di Cellino coincide solo con la cartella esattoriale di oltre 600mila euro emessa dalle autorità tributarie di Cagliari. Per tutto il resto non c’è prova certa, facendo così decadere anche il reato di autoriciclaggio. Una decisione che la Procura porterà in Cassazione. Confermato invece il sequestro dei 43mila euro recuperati dalla Finanza nel corso delle recenti perquisizioni.

Beatrice Raspa