
Un sit-in a favore di Stamina
Brescia, 22 giugno 2019 - Medici e dirigenti del Civile escono a testa alta dalla tempesta giudiziaria nata da Stamina, la terapia propagandata da Davide Vannoni che per un periodo fu praticata dall’ospedale bresciano e finì sotto indagine perché ritenuta priva di scientificità. Ieri i giudici della corte d’appello di Torino hanno assolto con formula piena l’ex direttrice sanitaria Ermanna Derelli, l’ex dirigente e referente del Comitato etico Carmen Terraroli, la biologa Arnalda Lanfranchi e il primario di Oncoematologia pediatrica Fulvio Porta.
L’accusa di somministrazione di farmaci imperfetti «non sussiste», ha sancito la corte. I quattro camici bianchi erano rimasti coinvolti dall’inchiesta del procuratore torinese Raffaele Guariniello - Vannoni ne uscì patteggiando - e in primo grado erano stati condannati a due anni (pena sospesa) e 30mila euro di multa ciascuno. L’unica accusa rimasta in piedi, sulla quale si è poi fondato il giudizio d’appello, era la presunta somministrazione di farmaci imperfetti tra il 2011 e il 2012, prima che l’Aifa bloccasse la cura. Il metodo Stamina era approdato al Civile nel 2011 nell’ambito di una collaborazione con Stamina Foundation, aveva avuto il via libera del Comitato etico e prevedeva infusioni di staminali mesenchimali per 12 pazienti, fra cui bambini, affetti da terribili malattie neurodegenerative.
L’interruzione imposta nel 2012 dall’Aifa generò una guerra a colpi di ricorsi da parte di persone che reclamavano la prosecuzione dei trattamenti. La pietra tombale fu messa nel 2014 dai Nas di Torino che sequestrarono tutte le cellule conservate al Civile. Le difese hanno sempre sostenuto che l’ospedale procedeva con le autorizzazioni e gli enti competenti erano informati delle terapie. Per l’avvocato Massimo Bonvicini la sentenza «riconsegna dignità e onore a persone perbene. È il giusto epilogo di una vicenda che dimostra come medici e dirigenti abbiano sempre agito in assoluta buona fede». «Sono stati anni durissimi – si sfoga Ermanna Derelli –. Siamo stati travolti da infamie, ma sapevamo di avere la coscienza pulita». Anche per il pediatra Fulvio Porta sono stati «sette anni infiniti e davvero difficili. Rimane il dolore di non essere stato creduto da subito: sono trent’anni che mi occupo della salute dei miei pazienti, è questo il mio lavoro, volevo solo il loro bene».