
Caso chiuso. Anche per la Cassazione Felice Maniero, l’ex boss della Mala del Brenta con un curriculum criminale da record, ha maltrattato la compagna. I giudici supremi ieri hanno rigettato il ricorso di “Faccia d’angelo“, 66 anni, confermando la condanna a 4 anni inflitta in primo e secondo grado. Detenuto nel carcere di Pescara, spesso e volentieri nei guai per risse con altri detenuti e grafomane di memoriali rivolti ai giudici, l’imputato non ha preso benissimo l’ultima stangata. "Diciamo che se l’aspettava – spiega il suo avvocato, Rolando Iorio del Foro di Avellino – ma faremo ricorso alla Corte di giustizia europea. Abbiamo scontato una lacuna originaria perché molte argomentazioni da noi prodotte non erano state redatte nell’atto d’appello (all’epoca Maniero aveva altri legali, ndr), ed erano così inammissibili. Ma ha pesato anche la fama del mio assistito: fosse stato un altro, il procedimento sarebbe stato archiviato. Si è voluto credere solo alla parte offesa, che ha riferito di violenze smentite dalla stessa figlia, e non a lui che collabora con la giustizia da 30 anni". Dal 2010 libero, Maniero ha vissuto sotto falso nome a Brescia fino all’arresto dell’ottobre 2019. La Procura gli contestava schiaffi, pugni, insulti, minacce, punizioni, dal 2016, alla donna con la quale è stato per 27 anni, una 48enne che nel maggio 2019 finì in pronto soccorso per una forte cefalea e confidò ai medici di vivere in casa una situazione "insostenibile". Da allora la ex, assistita dall’avvocato Germana Giacobbe, vive in una struttura protetta. "Ha fatto la bella vita con i milioni della mala del Brenta e si è inventata tutto per disporre liberamente della parte di tesoro non sequestrato, lei sa dov’è", la tesi di Felicetto. Che adesso potrebbe a breve iniziare a uscire dal carcere: "Ma lui vuole farlo da uomo libero", conclude Iorio.
Beatrice Raspa