Caos bonifiche, stop e un’altra norma

La sentenza della Corte costituzionale ha rallentato le operazioni di risanamento ambientale in Lombardia, dove oltre mille siti contaminati attendono da anni risorse economiche. La Regione ha invitato i Comuni a fornire aggiornamenti e ha pubblicato una nuova legge per riaffidare loro il potere di bonifica.

Comuni pronti, ma con le mani legate dopo la sentenza della Corte costituzionale: le operazioni spettano alla Regione. La querelle legata alle bonifiche vissuta la scorsa estate è uno degli ultimi casi di come la burocrazia e i ricorsi basati sulla miriade di norme vigenti stiano rallentando la rimozione di inquinanti.

In Lombardia la vicenda ha interessato oltre mille siti contaminati di varia natura, stando all’elenco aggiornato al 31 dicembre 2022 di Agisco (Anagrafe e gestione integrata siti contaminati). Si tratta di aree industriali dismesse o in attività, impianti di stoccaggio, serbatoi per carburante, discariche abusive o incontrollate, rilasci accidentali o dolosi di sostanze che attendono da anni risorse economiche per essere ripuliti e assegnate a progetti di riconversione.

La sentenza della Corte costituzionale ha di fatto rallentato ulteriormente le operazioni di risanamento ambientale. La risposta della Regione è stata immediata: ha invitato i Comuni a fornire entro settembre un aggiornamento sullo stato dei siti e a metà ottobre ha pubblicato sul bollettino ufficiale la nuova legge con cui è tornata a conferire ai sindaci il potere di progettare e approvare i piani di cantierizzazione e di bonifica.

La norma inoltre prevede il rafforzamento del ruolo regionale e il supporto tecnico-amministrativo soprattutto per garantire un aiuto ai Comuni di piccole dimensioni e con carenza di risorse e personale tecnico qualificato. Tutto come prima, o quasi.

L.B.