FEDERICA PACELLA
Cronaca

Il calo demografico entra a scuola: a Brescia spariranno più di seicento classi

Le stime da qui al 2043 per le superiori, il trend è difficilmente controvertibile dall’immigrazione. Ci saranno cambiamenti significativi anche per il trasporto pubblico locale della provincia

Scuola

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Brescia – Il calo demografico inizia a presentare il conto, almeno sul fronte dell’edilizia scolastica: da qui al 2043, considerando l’andamento, nelle sole scuole superiori ci saranno 641 classi in meno. Un trend inevitabile, difficilmente controvertibile dall’immigrazione, con cui la Provincia, che si occupa di edilizia per le scuole superiori, sta iniziando a confrontarsi.

“I sindaci lo sanno bene, perché fino ad ora il calo ha riguardato i minori di infanzia e primarie – spiega Agostino Damiolini, consigliere delegato all’Edilizia scolastica –. Dal 2027, l’onda arriverà anche nelle scuole superiori”. Dal 2021 al 2024/25 si sono “persi“ quasi 6mila alunni, per lo più alle primarie e infanzia. Fino ad ora l’approccio è stato di accorpare scuole o classi, mentre il calo demografico è stato raramente “usato“ per ridurre il numero medio di studenti per classe. Per quanto riguarda le superiori, le previsioni dicono che si passerà da 64.558 studenti delle superiori del 2023 a 48.531 del 2043, con un fabbisogno di aule (considerando una media di 25 a classe) che passa da 2.582 a 1.941.

Cosa cambierà per le scuole? Nei due nuovi progetti di edilizia scolastica messi in campo con fondi Pnrr (7 milioni di euro per il “Putelli“ di Darfo e il “Falcone“ di Palazzolo, ma in totale sono 42 i progetti bresciani con fondi Pnrr) si è già iniziato a tener conto di queste dinamiche. “Immaginiamo – sottolinea Damiolini – che gli istituti andranno ad adattare l’offerta formativa, che tenderà a specializzarsi. Ci aspettiamo che ci saranno poli molto attrattivi rispetto ad altri”. Fabio Rolfi, vicepresidente della Provincia, sgombera il campo dai dubbi di accorpamenti o chiusure. “Non è di questo che si sta parlando – spiega – ma ci aspettiamo cambiamenti significativi anche per il Tpl. Nella logica futura, ci sarà un rafforzamento di direttrici più forti, per migliorare le infrastrutture e renderle più appetibili”.

Se oggi, ad esempio, due Comuni limitrofi hanno rispettivamente un istituto con 200 iscritti e l’altro con 1.700, si può prevedere che nel giro di 10 anni, uno scenderà a 150, l’altro salirà a 2.000. “Ha senso immaginare che una corriera continui a portare 150 studenti mentre non si riesce a coprire la linea che deve trasportarne 2.000?”, ipotizza Rolfi. Domande a cui la politica vuole provare a dare una risposta per tempo.