FEDERICA PACELLA
Cronaca

Caffaro, la barriera che blocca i veleni è salva: ma per i lavoratori non ci sono certezze

Brescia, accordo col Ministero: pronti i fondi per non licenziare (per ora) gli ultimi operai. Sono loro a far funzionare i pozzi dello stabilimento chiuso che limitano l’inquinamento

La polizia dentro la Caffaro durante il sequestro del 2021

Brescia – Resta appesa a un filo la sorte dei lavoratori di Caffaro Brescia in liquidazione che sicuramente fino al 31 ottobre garantiranno il funzionamento della barriera idraulica, il baluardo che impedisce - solo se continuamente in funzione - il travaso di inquinanti.

Dalla fine di ottobre subentrerà il nuovo gestore, molto probabilmente A2A ciclo idrico, con cui sono già in corso le interlocuzioni, ma bisogna attendere il perfezionamento dell’accordo per capire se saranno loro a proseguire nel mantenimento del sistema di pozzi che, ormai da anni, evita il contatto tra la falda ed il terreno impregnato dai veleni riversati per decenni dalla Caffaro srl (l’attuale Caffaro Brescia non c’entra con la responsabile dell’inquinamento storico).

Da quando tre anni fa l’azienda ha smesso la produzione ed annunciato la volontà di lasciare Brescia, molti lavoratori hanno trovato alternative, lasciando il sito di via Milano. Ad aprile, invece, sono partiti i licenziamenti dei pochi rimasti, dopo che la società del Gruppo Todisco ha dichiarato a Ministero e commissario straordinario la sua indisponibilità a proseguire il mantenimento della barriera idraulica a contratto d’affitto scaduto (a marzo).

Nonostante il licenziamento, i lavoratori coinvolti erano comunque andati in azienda, per proseguire un’attività fondamentale per l’intera città: spegnere la barriera idraulica (nonostante non sia pienamente efficiente) significherebbe infatti innescare una bomba ecologica.

Ecco perché è partita subito la corsa contro il tempo per trovare un’alternativa (Caffaro Brescia invece prosegue con l’efficientamento della barriera, nell’ambito di un accordo con Procura e Ministero dell’Ambiente). Il pericolo di uno stop alla gestione è stato scongiurato con il nuovo accordo di programma sottoscritto tra ministero dell’Ambiente, commissario straordinario, Regione Lombardia, Comune e Provincia di Brescia, che garantisce 8,5 milioni di euro in tre anni per la gestione della barriera di sicurezza idraulica tra lo stabilimento Caffaro e la falda sottostante.

Degli 8,5 milioni, due sono sul 2023, 3 sul 2024 e altrettanti sul 2025: per quella data non è escluso si possa pensare ad una riduzione dell’impegno di emungimento dell’acqua, per effetto dei lavori di bonifica che nel frattempo dovrebbero partire (a ottobre si chiude la gara da 57 milioni di euro). Inoltre sono stati stanziati 500mila euro per il servizio di presidio degli spazi. I fondi servono sostanzialmente a coprire i costi di gestione fino ad ora sostenuti da Caffaro Brescia.

La copertura economica ha convinto l’azienda a restare fino al 31 ottobre. Che succederà ai lavoratori? Per ora i licenziati sono due: uno è in Naspi, l’altro sta concludendo il periodo di preavviso.

Gli ultimi 4 rimasti (3 tecnici ed una amministrativa, ma nessun elettrostrumentista, per cui in caso di necessità bisogna affidarsi ad una ditta esterna) hanno in tasca la lettera di licenziamento a partire dall’1 novembre. Ora i fondi ministeriali potrebbero coprire tutte le attività dei 6 rimasti. "Siamo in attesa – commenta Patrizia Moneghini, segretaria Filctem Cgil Brescia – abbiamo avuto rassicurazione dal commissario straordinario, l’ingegner Mario Nova, che la continuità dei lavoratori è alla sua attenzione, ma bisogna attendere ancora un po’ per capire come andranno le interlocuzioni con chi subentrerà a Caffaro Brescia".