Brescia, "una rivolta annunciata, la politica adesso si svegli"

La mobilitazione degli agenti carcerari. Dopo le violente sommosse i più facinorosi sono già stati trasferiti altrove

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Dieci detenuti, le teste calde promotrici della rivolta, sono già stati trasferiti altrove. E non saranno gli unici. Parola dei vertici della Polizia penitenziaria, che ieri hanno convocato la stampa a Canton Mombello per riflettere sulla giornata drammatica di lunedì e fare il punto di un clima a dir poco esplosivo.

"Una rivolta annunciata – hanno sottolineato Roberto Santini e Antonio Fellone, segretario generale e segretario nazionale del Sinappe – La politica si dia una sveglia e non si dimentichi di noi. Del personale, ma anche dei detenuti. Siamo tutti vittime di una condizione invivibile". Antefatto: il 14 febbraio intorno alle 15 cinquanta reclusi hanno messo a soqquadro la sezione aperta, incendiando materassi, distruggendo telecamere e, stando ai carabinieri, persino improvvisando un tentativo di evasione (circostanza, questa, però smentita ieri dal Sinappe).

"I reparti lombardi della Penitenziaria erano stati allertati per intervenire, ma siamo riusciti a gestire l’emergenza a fatica da soli, rientrando tutti contemporaneamente in servizio – ha spiegato Fellone – Abbiamo riportato la calma alle 21". La sommossa, dicono i sindacalisti, "doveva succedere", era "ampiamente prevedibile" per "le gravi carenze" non solo strutturali che affliggono Canton Mombello, struttura vecchissima e fatiscente dove il sovraffollamento è tornato a livelli di guardia. "A fronte di una capienza di 190 detenuti e una tollerabilità di 250, oggi ce ne sono 340. Il 60-70 per cento stranieri, più della metà con problemi di tossicodipendenza. Quasi tutti assumono psicofarmaci. I malati di mente convivono con i detenuti comuni che spesso li strumentalizzano a piacimento".

Un magma umano incandescente, che avrebbe bisogno di essere trattato con risorse adeguate: "Non abbiamo abbastanza educatori, né psichiatri, né medici – ha fatto eco Santini – Quei pochi sono a partita Iva, e guadagnano di più facendo altro. L’Ats per esempio ci manda un radiologo una volta a settimana, ma qui di continuo c’è chi ingerisce oggetti per autolesionismo, e servono le radiografie.

Il risultato è che i trasferimenti in ospedale si moltiplicano, e noi agenti dobbiamo farcene carico: in un anno abbiamo gestito 150 invii e 30 ricoveri. Noi però siamo solo 180, nucleo traduzioni compreso, ma dovremmo avere 7080 unità in più. Su 30 ispettori previsti, ce ne sono in servizio solo due. Su 25 sovrintendenti, uno. L’unica notizia positiva è che a breve dovrebbero mandarci una decina di allievi a darci sollievo. Ma non basta".

Di qui, l’appello condiviso: "Il ministro Marta Cartabia si occupa tanto dei magistrati ma esistono anche le carceri. Abbiamo chiesto un incontro urgente, e siamo pronti a manifestare".

Beatrice Raspa