BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, prof adesca ragazzine conosciute in chat

Si faceva mandare foto e video pedopornografiche spacciandosi per loro coetaneo. Chiesta condanna a 4 anni e otto mesi.

di Beatrice Raspa

Contatta le sue ‘prede’ sui social più in voga – Instagram e Telegram –, si finge un coetaneo, o poco più, cerca di carpire la loro fiducia instaurando uno pseudo legame sentimentale. Quindi le induce a scattarsi foto e video hot e le convince a mandargliele. Protagonista di tutto questo, stando alla Procura, era un insegnante di una scuola media di Brescia, qualche mese fa finito ai domiciliari con l’accusa di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.

Nello specifico, l’uomo, un quarantenne nei cui confronti si è aperto il processo con rito abbreviato, è accusato di avere adescato due giovani, una 13enne e una 17enne. Per lui il sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo ha chiesto una condanna a 4 anni e 8 mesi. Le ragazzine sarebbero cadute nella trappola del cosiddetto ‘sexting’ , ovvero l’invio in buona fede tramite lo smartphone di selfie osé, fenomeno molto diffuso tra gli adolescenti e che sempre più spesso poi finisce sulle scrivanie degli agenti della Polizia postale. L’insegnante, in base alla ricostruzione accusatoria per ottenere le foto delle vittime mentiva sulla propria identità e si fingeva di un nuovo amico, un loro simile, di età compatibile.

Un sistema per entrare più velocemente in confidenza, suscitare fiducia e affetto e poi a indurle a compiere qualcosa di trasgressivo ritraendosi in pose discinte, senza abiti addosso, e poi a renderlo partecipe di quelli scatti proibiti. La vicenda è venuta alla luce perché la 13enne dopo qualche tempo ha confidato agli amici più stretti che cosa il presunto ‘fidanzatino’ conosciuto online le chiedesse di fare, suscitando in alcuni una decisa perplessità e spingendola a parlarne in famiglia. Gli agenti della Postale hanno trovato puntuale riscontro di quanto denunciato nelle numerose foto salvate nel pc dell’insegnante, il quale è poi stato sottoposto a custodia cautelare per pedopornografia.

In aula, la pubblica accusa ha appunto chiesto una condanna per la detenzione e diffusione di immagini hot ritraenti minori. La difesa, invece, ha chiesto il minimo della pena e la derubricazione della contestazione nell’unica ipotesi della detenzione, negando qualsiasi invio del materiale a terzi. La pm però si è opposta sostenendo che la custodia delle immagini compromettenti nel computer utilizzato abitualmente attualizzava il rischio concreto dell’invio delle stesse in qualsiasi momento. Le giovani, inizialmente parti civili, hanno ritirato la propria costituzione in giudizio in seguito a un risarcimento.