Polaveno, i gemelli di sangue. "Nessun rispetto per la vita"

Convalidato il fermo dei due adolescenti che hanno aggredito la sorella. Per chi indaga volevano uccidere. E forse non era il solo obiettivo

I rilievi dei carabinieri

I rilievi dei carabinieri

Brescia, 23 febbraio 20 La commissione dei fatti è di una tale gravità da essere "indicativa di personalità che non mostrano alcun rispetto per la vita, anche in presenza di relazioni parentali significative". A scriverlo, in cinque pagine di ordinanza, il gip del tribunale dei minori di Brescia Daniela Martino, che ieri ha convalidato l’arresto dei fratelli diciassettenni di Polaveno. Gli adolescenti che nella notte tra venerdì e sabato hanno aggredito a coltellate e a colpi di ascia la sorella 22enne, per poi darsi alla fuga. Con sé avevano duecento euro sottratti dal portafogli del padre. Il pm Maria Cristina Bonomo, davanti alla quale sabato mattina i giovanissimi avevano ammesso per filo e per segno la propria responsabilità, li accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, dal vincolo di parentela con la vittima, dalla sua minorata difesa e dai futili motivi. La gravità dei fatti, la totale ‘incapacità di autocontrollo’ degli arrestati, e il concreto pericolo di recidiva per il giudice rendono sussistenti le esigenze cautelari. Uno rimane nel carcere minorile di Firenze. L’altro, che si era ferito a una mano ed era finito in prontosoccorso, è stato trasferito in una comunità di appoggio in attesa di trovargli un posto in un istituto penitenziario. Studenti in istituti professionali della Valtrompia - uno però aveva lasciato da poco gli studi - i gemelli intorno alle due si sono avventati con un’ascia e un coltello sulla sorella maggiore, colpita ripetutamente al volto, al collo, al torace, all’addome, alle braccia e alle mani mentre dormiva. Chi indaga ritiene che l’intenzione dei fratelli fosse quella di uccidere, e che forse la sorella non fosse l’unico obiettivo in famiglia. Al culmine della violenza però i due, incapaci di andare fino in fondo, hanno desistito e sono scappati, mollando le armi insanguinate e la povera ragazza gravemente ferita nel suo letto. Prima di precipitarsi in strada hanno frugato nella tasche del padre, che dormiva con la madre due stanze più in là, hanno sottratto duecento euro e si sono dileguati nel buio. Non prima di avere suonato il campanello di casa per svegliare i genitori - comunque già svegli per le urla disperate della primogenita assalita nella propria stanza- e hanno chiamato il 112. Poi hanno vagato a piedi, e sono stati rintracciati alle 6,49 dai carabinieri a Ponte Zanano, mentre la sorella veniva operata ripetutamente in ospedale. Si salverà, per fortuna. Iinterrogati dal pm, i gemelli hanno subito confessato tutto, rendendo dettagli definiti ‘sconvolgenti’ da investigatori, inquirenti e dagli stessi difensori, gli avvocati Stefano Paloschi e Andrea Paternoster, che pure si sono da subito trincerati dietro un ‘no comment per rispetto della famiglia e della magistratura’. I giovani hanno ripetuto il racconto dell’orrore lunedì dando versioni sovrapponibili al gip, che ha incentrato l’ordinanza sulla gravità della premeditazione. E sulla loro immaturità, tutta da approfondire.