Bitcoin, moneta degli hacker: un 19enne bresciano ne va a caccia

La storia del “minatore” Alekos, ex studente dell’Its Castelli: "I miei genitori? Non hanno ancora capito cosa faccio"

Il Bitcoin nasce nel 2009 da un gruppo di hacker

Il Bitcoin nasce nel 2009 da un gruppo di hacker

Brescia, 17 dicembre 2017 - Alekos ha 19 anni, un diploma all’Itis Castelli e fa il minatore. SI chiamano così, nel gergo delle criptovalute, coloro che si occupano di convalidare i pagamenti e impacchettarli nei blocchi che vanno a comporre la blockchain, un registro pubblico e immodificabile sparso sui computer di mezzo mondo. "Mi sono appassionato a questa realtà – spiega Alekos – e ho deciso di intraprendere questa strada. La mia famiglia? Non hanno proprio ben capito cosa faccio, ma si fidano di me".

‘Scavare’ criptovaluta ha i suoi costi in termini di energia elettrica. Alekos lavora in una farm avviata in Bulgaria, dove la bolletta è meno pesante che in Italia. Se Alekos e tanti giovani come lui hanno intuito le potenzialità delle criptovalute in tempi non sospetti, la maggior parte guarda oggi a questo mondo con curiosità e sospetto. Certo l’interesse è in crescita. Un segnale sono le 150 persone, da giovanissimi a professionisti, che hanno partecipato ieri all’incontro su criptovalute e blockchain organizzato da Studio legale Cugini e Shots.it, in cui si è parlato di bitcoin ma non solo.

"Bitcoin – spiega Gianvirgilio Cugini - nasce nel 2009 da un gruppo di hacker che, dopo la crisi del mondo finanziario, hanno voluto creare un’alternativa al sistema". Di 'criptico', però, queste monete hanno solo il nome. Come spiega Cugini, è sbagliato associare questi strumenti a evasione e riciclaggio. "Quello che va in rete – spiega – non scompare. Tutte le transazioni sono registrate sui computer di tutti i nodi della catena. Ad oggi, modificare le informazioni per nascondere qualcosa è impossibile". Anzi, come spiegano Alessandro Bocchio e Stefano di Nicola, la blockchain è nata proprio per rispondere al bisogno di fiducia negli scambi digitali.

Le applicazioni di questo sistema vanno oltre la moneta virtuale: in Francia ci sono cantine che stanno tracciando le loro bottiglie con blockchain, per difendersi dalle contraffazioni. In futuro, si potrà applicare anche al sistema sanitario. "Di sicuro - commenta Stefano Zane di Vitale-Zane - è un mondo che non si può ignorare".