Brescia, bimbo annegato in piscina: “Condannate i bagnini e i genitori”

La tragedia del luglio 2020 nell’impianto comunale Lamarmora. Le richieste dell’accusa: omicidio colposo e omesso controllo

Il tribunale di Brescia

Il tribunale di Brescia

Brescia – Nove mesi per il bagnino responsabile, sei mesi per il collega, bagnino semplice, e sei mesi per i genitori del piccolo. Sono le richieste di pena avanzate ieri in aula al giudice Luca Angioi dal pm Lisa Ceschi per la morte di Ansh, il bimbo di 7 anni annegato il 19 luglio 2020 nella piscina comunale di Lamarmora a Brescia.

Imputati di omicidio colposo e dell’omesso controllo del bimbo sono appunto il responsabile dei bagnini e l’altro addetto, in servizio quel pomeriggio nell’impianto natatorio di via Rodi insieme a tre colleghi all’epoca minorenni (la cui posizione è stata archiviata). A processo sono finiti anche appunto i genitori del bimbo. Ansh, di origine indiana, non sapeva nuotare. Quella domenica rovente era al lido estivo con la famiglia quando improvvisamente è stato perso di vista ed è scivolato - o si è tuffato, nessuno se ne è accorto - nella vasca olimpionica.

Per la pm Federica Ceschi la tragedia "poteva essere evitata, è frutto di condotte negligenti - ha detto il magistrato durante la requisitoria - . Ansh è rimasto sott’acqua per lunghi minuti. Quel giorno la piscina era molto affollata e in servizio c’erano solo quattro bagnini, oltre al coordinatore che andava e veniva. I due lati corti della vasca grande erano privi di vigilanza". Ansh fino a poco prima di morire giocava nella vasca piccola con il fratello 11enne. Con loro c’erano i genitori, che non erano entrati in acqua. "A un certo punto il padre si è allontanato un attimo per buttare la confezione vuota di un succo di frutta e quando è tornato il dramma era già accaduto, stavano praticando le manovre rianimatorie - ha proseguito il magistrato -. La madre e il padre non hanno vigilato adeguatamente sul bambino, né gli hanno messo i braccioli pur sapendo che non era in grado di nuotare. Nemmeno l’assenza di cartelli specifici con l’indicazione che i minori di 12 anni devono essere obbligatoriamente accompagnati in piscina li esime dalla responsabilità dell’omesso controllo. Quanto ai bagnini, su un’area di 1350 mq con due vasche per legge avrebbero dovuto essere presenti in cinque, invece di fatto erano solo in tre".