"Mia figlia scambiata nella culla, non deve accadere ad altre mamme"

Parla la madre bresciana che ha accudito dopo il parto una bimba non sua: "Come è stato possibile?"

Neonati nel reparto di Neonatologia

Neonati nel reparto di Neonatologia

Capriolo (Brescia), 24 gennaio 2022 - La bimba scambiata temporaneamente in culla e restituita alla mamma nel giro di poche ore era nata venerdì 8 ottobre scorso. Prima di lei sua madre ha coccolato e allattato una bimba consegnatale nella convinzione fosse sua. Il caso, seguito dall’avvocato Maria Cristina Tramacere, è emerso nelle scorse ore quando si è saputo che la mamma della piccola ha chiesto, tramite il suo legale, di essere risarcita: la donna vuole spiegazioni, anche per "evitare che ad altre mamme accada un episodio simile".

"Quando mi hanno consegnato la bimba che è poi stato appurato non essere mia – racconta – non mi sono resa conto dello scambio. Nel momento in cui è nata l’ho vista per pochissimo. Sono rimasta in sala parto tutta la notte e la mattina, dopo il tampone, me l’hanno consegnata. È stato mio marito, che stavo vedendo in webcam insieme ai miei altri tre figli, a rendersi conto che quella tra le mie braccia, la bimba che avevo tenuto e allattato per sei ore, non era quella da me partorita poche ore prima. Per questo mi ha chiesto di controllare il braccialetto, che la piccola non indossava. Quando l’ho cercato nella culla ne ho trovato uno con un nome diverso da quello di mia figlia. Ho così chiesto spiegazioni a medici e infermieri, domandando loro se sul bracciale invece che il nome del bimbo venisse messo quello dell’ostetrica. Mi hanno risposto che rispetto ai miei primi tre parti nulla era cambiato. Quando ho mostrato loro il braccialetto hanno convenuto che era quello di un’altra nascitura. Ci siamo recati alla nursery ed effettivamente hanno trovato la mia bimba, col suo bracciale indossato".

La mamma, che ha 42 anni, ha immediatamente chiesto spiegazioni . "Non mi sono state date allora e non ne ho ancora avute – spiega – . Mio marito ha preteso l’esecuzione dell’esame del dna e solo dopo aver ricevuto l’esito sono stata dimessa". Legare con la neonata, dopo quanto accaduto, sarebbe stato difficile: "Ho temuto che ci fosse stato un altro sbaglio – dice la donna – e quindi starle vicino è stato difficile. La notte non dormivo". Il tempo l’ha aiutata a stare meglio: "Ora però voglio sapere cosa è successo – conclude la signora –. Chi ha fatto indossare all’altra piccola i vestiti di mia figlia? Perché l’altra non aveva il bracciale e perché la mia è rimasta in un’altra culla"? La Fondazione Poliambulanza, dove è avvenuto il parto, non risponde ma non nega i fatti e attende di fornire la propria versione in sede legale.