Aggredirono con ascia e coltello la sorella nel sonno: tre anni ai gemelli di Polaveno

Brescia: lo scorso febbraio i due 17enni, desiderosi di vivere liberi e senza assilli, si erano avventati sulla 23enne. Incapaci di andare fino in fondo, avevano desistito ed erano scappati

I rilievi dei carabinieri

I rilievi dei carabinieri

Brescia, 11 febbraio 2023 - Tre anni, un mese e dieci giorni. È la condanna inflitta ieri al termine dell’abbreviato ai gemelli di Polaveno, che la notte tra il 19 e il 20 febbraio 2022 aggredirono nel sonno con un’ascia e il coltello la sorella più grande, non uccidendola per miracolo. Avevano 17 anni. "È una pena di giustizia, il minimo possibile" dice con soddisfazione l’avvocato Stefano Paloschi, che assiste i ragazzi, oggi maggiorenni, con il collega Andrea Paternoster.

Tentato omicidio aggravato da premeditazione, futili motivi, minorata difesa e parentala con la vittima era l’accusa mossa dalla Procura, che aveva chiesto sei anni. Il processo, che in teoria contrapponeva i due ragazzi alla sorella 23enne, con i i genitori nel mezzo, ha paradossalmente ricomposto questa famiglia squarciata. Anche ieri mamma, papà e sorella erano in Tribunale. Dopo un saluto ai gemelli, hanno atteso fuori dall’aula. E alla lettura della sentenza hanno tirato un sospiro di sollievo. "Aver saputo che la pena è contenuta li ha rasserenati, vedono più vicino la scarcerazione e il ritorno alla normalità, da loro auspicato" ha spiegato il legale.

"I ragazzi in carcere hanno del resto iniziato un percorso di riabilitazione che funziona. Hanno scoperto nuovi interessi e attività, dall’arte al teatro al pianoforte alla coltivazione dell’orto, e preso coscienza dei fatti". Studenti in istituti professionali - uno aveva lasciato da poco gli studi -, desiderosi di vivere liberi e senza assilli, si erano avventati sulla sorella dormiente. Incapaci di andare fino in fondo, avevano desistito ed erano scappati. All’alba del giorno seguente erano stati fermati mentre vagavano a Ponte Zanano. Da allora sono in carcere, uno a Firenze, l’altro al Beccaria di Milano. Durante gli interrogatori avevano confermato il piano, e si erano detti pronti a uccidere anche i genitori. La difesa aveva chiesto il riconoscimento del vizio parziale di mente. Il giudice però ha confermato il tentato omicidio.