
Angelo Frassi 67 anni di Pisogne La mattina dello scorso 28 dicembre era stato trovato morto sotto la seggiovia
Pisogne (Brescia), 28 gennaio 2025 – Non solo l’anomala lesione al petto riscontrata in sede di autopsia alla vittima, compatibile con un infarto, ha indirizzato gli inquirenti verso l’infortunio. Ma anche il racconto di alcuni testimoni, dei giovani sciatori che hanno assistito a parte dei fatti, sconfessando così la versione dei titolari dell’impianto, è stata determinante per orientare l’inchiesta. Si parla dell’indagine di cui è titolare la pm Erica Battaglia scaturita dalla morte di Angelo Frassi, il 67enne di Pisogne che la mattina dello scorso 28 dicembre era stato trovato morto sulle piste da sci della Val Palot per un presunto malore, sfociata poi venerdì nell’arresto (ai domiciliari) dei suoi datori di lavoro, Silvano Sorio e la moglie, Nicoletta Mereghetti, che gestiscono Val Palot Ski, e nel sequestro preventivo dello skilift Duadello.
Una realtà peraltro al centro di un accordo sottoscritto a fine 2024 tra Regione Lombardia e Comunità montana, che prevede un finanziamento di un milione di euro per l’ampliamento delle piste, la costruzione di una nuova biglietteria e nuovi servizi. Sorio e Merighetti - il primo allenatore e direttore tecnico, la seconda ex slalomista nazionale - rispondono di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro e sono in attesa di comparire davanti al gip per l’interrogatorio d garanzia. "Diremo la nostra più avanti, quando avremo una conoscenza approfondita degli atti”, dichiara l’avvocato Giacomo Maj, che li assiste. Sotto la lente della magistratura ci sono anche le condizioni della sciovia, che si era appunto bloccata il giorno dell’incidente. Chi indaga sospetta qualche carenza sotto il profilo manutentivo, ma per avere un quadro chiaro disporrà una consulenza ad hoc sullo stato dello skilift.
Stando agli inquirenti era stato proprio il blocco di un seggiolino a indurre Frassi ad arrampicarsi su un pilone (senza imbragatura, né caschetto protettivo), nel tentativo di far ripartire l’impianto. Vedendo che il blocco persisteva, i colleghi avevano chiamato l’addetto via radio dalla stazione a valle, senza però ottenere risposta. Uno dei colleghi ha scalato la montagna in motoslitta, ha raggiunto la postazione di Frassi alla stazione di mezzo e lo ha avvistato a terra, esanime, sul pendio. Stando agli accertamenti l’addetto si è confrontato con i titolari dell’impianto al telefono e poi ha spostato il corpo di qualche metro rispetto al pilone dal quale il 67enne era precipitato (da un’altezza di sette metri) così da inscenare il malore e coprire l’infortunio. Per questo risulta indagato.