Adamello, cronaca di una morte annunciata: è come se ogni anno sparissero 5.600 piscine

Perde 14 milioni di metri cubi di acqua ad ogni stagione. I dati diffusi da Legambiente e Comitato glaciologico italiano sono allarmanti

L’iniziativa di Legambiente sul ghiacciaio dell’Adamello

L’iniziativa di Legambiente sul ghiacciaio dell’Adamello

Brescia, 26 agosto 2021 - Neve già quasi esaurita ad agosto nei pressi del passo Veneracolo, a 3100 metri sul livello del mare, crepacci che si allargano progressivamente, arrivando anche a 90 metri di larghezza e 15 di depressione. Cartoline dall’Adamello, che rischiano di diventare cronaca di una morte annunciata. I numeri resi noti al termine della prima tappa della Carovana dei Ghiacciai, promossa da Legambiente con il supporto del Comitato glaciologico italiano (CGI), parlano chiaro. Secondo i dati di Carlo Baroni, responsabile Alpi Centrali del Comitato, da metà del 1800 ad oggi i ghiacciai presenti sul massiccio hanno perso oltre il 50% della superficie totale. Ogni anno, spariscono circa 14 milioni di metri cubi di acqua, pari a 5600 piscine olimpioniche.

L’estensione si sta così riducendo progressivamente, passando dai circa 19 chilometri quadrati del 1957 ai circa 17,7 del 2015. Si riduce anche lo spessore: -10/12 metri dal 2016 ad oggi. In ritirata anche la fronte del ghiacciaio, arretrato di 2 chilometri negli ultimi 160 anni. "Le masse glaciali dell’Adamello, il più grande ghiacciaio d’Italia, colpiscono in quando a dimensioni e bellezza e lasciano grande sconcerto al pensiero che nei prossimi decenni, se continueremo con il trend attuale di immissioni di gas climalteranti, non potranno più essere ammirate dai numerosi turisti che raggiungono il passo del Presena", dichiara Vanda Bonardo, responsabile Alpi Legambiente, che parla di una "casa che va in fiamme", col rischio di perdere anche un grande patrimonio informativo. L’altopiano in cui è situato il ghiaccio dell’Adamello si trova al di sotto delle condizioni di equilibrio in cui si trovano abitualmente i ghiacciai delle Alpi lombarde (3400 metri di quota contro i 3000 metri dell’Adamello).

Da ciò derivano le condizioni di particolare fragilità del ghiacciaio, come testimoniato dai rilevamenti dei tecnici Amerigo Lendvai del Servizio Glaciologico Lombardo, Christian Casarotto del Musa di Trento e Gianluca Tognoni di Meteotrentino. Dall’osservazione svolta in questa tappa della Carovana di Legambiente si registrano nell’area del ghiacciaio affioramenti di isole rocciose che, trasmettendo più calore, enfatizzano il processo di fusione glaciale. Nello stesso tempo il ghiacciaio si frammenta come è accaduto di recente al settore di ghiacciaio accanto al rifugio Caduti dell’Adamello, che fino a dieci anni fa era in contatto con la massa glaciale principale e ora è staccato. Altri circhi glaciali si stanno staccando dalla massa glaciale.

Per la presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto ed il presidente del circolo Legambiente Vallecamonica Livio Pelamatti, "è necessario un cambio di passo anche nelle valli, per preservare un patrimonio che va oltre i confini della nostra regione, per cercare di trovare una nuova economia che vada oltre la stagionalità, concentrata spesso sull’inverno, e permetta invece di vivere la montagna d’alta quota con uno spirito rinnovato". Timori anche per il futuro delle riserve d’acqua dolce. "Il ghiacciaio dell’Adamello contiene una quantità d’acqua 4 volte superiore alla capacità d’invaso del lago di Garda. Una risorsa che, venendo meno, creerà grossi problemi anche, ad esempio, per l’irrigazione in pianura". La tappa è stata utile a far incontrare gli studiosi che si occupano di questo ghiacciaio. "Questa tappa – commenta Marco Giardino, segretario CGI - ha dimostrato che la cooperazione che si realizza oggi fra ricercatori e operatori glaciologici sull’Adamello è di buon auspicio per superare l’apparente contrasto fra uomo e natura".