
Una veduta di Magasa e nel riquadro il sindaco Federico Venturini
Brescia, 17 gennaio 2025 – Effetti collaterali di un fenomeno globale che, tra calo demografico e spinta ad andare verso i poli che offrono più servizi e opportunità, porta allo spopolamento dei comuni più piccoli.
Capita così che, nel comune di Acquafredda, 1500 abitanti, l’associazione che dal 1980 portava avanti l’organizzazione del tradizionale “Carnevale del baccalà” (48 edizioni raggiunte nel 2024), ha dovuto gettare la spugna.
“Il gruppo CRCA, con dispiacere e rammarico – ha comunicato il presidente, Dario Zanella - annuncia di aver preso la decisione di rinunciare all’organizzazione della manifestazione del Carnevale”.
La ragione? “La mancanza di un ricambio generazionale fra i componenti della nostra associazione, ci ha condotto alla presa d’atto di non riuscire a portare avanti la realizzazione di una manifestazione che richiede impegno e dedizione”. L’associazione resta e porterà avanti altri progetti, ma per il Carnevale si cerca chi possa raccogliere il testimone, diventato un appuntamento fisso, che raccoglie attorno a sé la popolazione, a ricordo di una tradizione antica secondo cui il signorotto del paese, il primo giorno di Quaresima, offriva alla comunità il piatto di magro più diffuso ai tempi nella bassa bresciana, e cioè il baccalà in umido.
“Il Carnevale acquafreddese – ricorda Zanella - era molto apprezzato da chi aveva l’occasione di essere presente in piazza. Però bisogna prendere atto del segno dei tempi, i giovani sono sempre meno, spesso hanno altri interessi, non in tutte le realtà, ma in molte è così". Il rischio di perdere anche le tradizioni è solo una delle conseguenze dello spopolamento, probabilmente meno drammatica di altre, ma comunque anche l’assenza di momenti di aggregazione (che sono anche opportunità per l’economia locale) alimenta la spirale dell’allontanamento.
In Lombardia
Non è un caso se, in Lombardia, secondo l’atlante di Anci sui piccoli comuni (1034 sui 5521 d’Italia, di cui 135 nel Bresciano, 170 nella Bergamasca, 113 a Como, 68 a Lecco, 71 a Sondrio), il 57,5% registra l’esodo.
Qualche spiraglio arriva dal 29,1% di comuni piccoli (sotto i 5000 abitanti) che vedono un controesodo; il 13,3% resta stazionario. Per fermare le uscite, sono fondamentali i servizi. Non è un caso se il piccolo comune di Cerveno, in Val Camonica, dove la scuola ha il tempo pieno e la tradizione della Santa Cruz crea coesione sociale e turismo, ha visto un leggero aumento della popolazione negli ultimi anni.
Per investire servono risorse e, per questo, c’è forte preoccupazione per il taglio del Governo ai piccoli comuni, fatto con la finanziaria. Come denunciato da Uncem, sono state azzerate le misure che finora avevano garantito contributi fondamentali per la messa in sicurezza di edifici pubblici, strade e del patrimonio comunale.
A farne le spese, anche i comuni con meno di 1000 abitanti, per i quali verrebbe meno il trasferimento per investimenti e messa in sicurezza del territorio. “Purtroppo è così – commenta Federico Venturini, sindaco di Magasa - e poi dicono di voler salvare i piccoli comuni e la montagna. Con modesti investimenti si potrebbero evitare i danni enormi che poi si verificano a valle".